Parliamoci chiaramente, nessuno ricorderà il 2020 come un anno felice per la cultura. L’arrivo di una pandemia globale ha messo gli operatori culturali davanti all’inevitabile realtà: si può sopravvivere senza musei, mostre, biblioteche, archivi, concerti e teatri.
Eppure c’è stato un avvenimento, per certi versi misterioso, per altri abusivo, che ha attirato grande attenzione.
Un monolite, alto due metri di acciaio lucente, sta comparendo e scomparendo in varie parti del mondo; visto per la prima volta nel novembre 2020 nel deserto dello Utah negli Stati Uniti, arriva in Romania, per poi scalare la vetta della Pine Mountain di Atascadero, migrare verso l’isola di Wight in Inghilterra, fare una comparsa a Lanuvio, vicino Roma, e fermarsi in un vigneto in Trentino Alto Adige.
E non sembra aver concluso qui il suo personalissimo giro intorno al mondo.
A partire dal primo avvistamento - avvenuto per puro caso da parte di un ricercatore del Dipartimento per la Pubblica Sicurezza dello Utah, mentre volava in elicottero sopra la zona per tracciare i movimenti di una pecora selvatica che vive in quelle zone - i media sono esplosi.
Non c’è una testata giornalistica che non abbia pubblicato la scoperta dell’anno.
La domanda sorge spontanea: chi è stato? Ufo sulle tracce della famosa pecora dello Utah? Appassionati cinefili fan di Stanley Kubrick? Ironici extraterrestri? Appassionati di trekking annoiati? Artisti?
Tra tutte le possibili - divertentissime - opzioni, quella del team artistico era fin troppo noiosa.
Sulle prime pareva di sì.
Per fortuna una risposta a prova di consumismo a questo quesito è arrivata il quattro dicembre quando un collettivo di artisti dal nome “The Most Famous Artists 2020” ne reclama la paternità e mette delle copie del monolito in vendita per soli 45,000 dollari.
Se fossero dunque, gli Ufo, il National Geographic che cerca la capra, un collettivo di artisti o un escursionista annoiato, quanto valore avrebbe quel monolito se chiuso in un museo?
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