Autore: #TommasoSimone

Eccoci di nuovo a parlare di scoperte fortunate in medicina.
Ricordiamo il caso del warfarin, un farmaco ad azione anticoagulante che oggi ha un ruolo molto importante nel contrastare alcune patologie caratterizzate da una coagulazione eccessiva come ad esempio la trombosi venosa profonda. L’altro lato della medaglia però è che può esporre il paziente ad un aumentato rischio emorragico.
Intorno al 1920 in America del Nord alcuni contadini videro la morte per sanguinamento di molti loro animali senza una apparente causa.
Dopo alcuni anni il biochimico Karl Link e i suoi colleghi capirono che la molecola responsabile di questo sanguinamento eccessivo era il dicumarolo, contenuto nel fieno per il bestiame e da cui poi si ottenne il warfarin.
Prima si pensò di riprodurre nei topi lo stesso sanguinamento che aveva ucciso il bestiame. Il warfarin dunque venne utilizzato come topicida. Solo dopo si considerò un suo potenziale utilizzo nel trattamento di alcune patologie caratterizzate da un eccesso di coagulazione, fino ad arrivare al 1954 quando venne approvato per l’uso terapeutico nell’uomo.
Uno dei primi pazienti trattati con questo farmaco fu il presidente americano Eisenhower dopo essere stato colpito da un infarto al cuore.
Proprio tra le principali indicazioni terapeutiche per l’infarto al cuore troviamo un’altra interessante scoperta accidentale.
L’angioplastica coronarica è l’attuale metodica salva-vita con cui si dilatano i vasi cardiaci ostruiti responsabili dello sviluppo dell’infarto al cuore. La procedura è eseguita mediante tubicini, i cateteri, inseriti all’interno dei vasi con una semplice puntura sulla cute.
Nel 1963 il radiologo Charles Dotter mentre eseguiva una procedura a scopo puramente diagnostico con un catetere in un vaso, in maniera accidentale disostruì l’arteria occlusa. Da qui concepì l’idea di usare questi strumenti anche per trattare ostruzioni arteriose. Prima venne fatto a livello dei vasi periferici, poi con Gruentzig nel 1977 anche ai vasi cardiaci. Si presenta così un’alternativa alla chirurgia ‘aperta’.
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