Autore: #FrancescoGuarguaglini
Hai deciso di aprire una partita IVA ma non hai competenze contabili?
Ti diamo una mano! Ecco qua dei semplici schemi di bilancio spiegati in modo dettagliato, utilizzando un esempio specifico.
I due documenti fondamentali della contabilità sono il Conto Economico e lo Stato Patrimoniale. Un altro documento che per alcune aziende potrebbe essere obbligatorio è il rendiconto finanziario, ma per il momento andremo a trattare i due documenti essenziali.
In questa breve guida andremo a analizzare con cura versioni diverse del bilancio dal punto di vista civilistico: il Conto Economico riclassificato secondo il criterio a valore aggiunto e lo Stato Patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario.
Conto Economico – Criterio a Valore Aggiunto
Per comprendere meglio il senso di questo documento, facciamo un esempio.
Una piccola bottega in un borgo italiano acquista prodotti alimentari direttamente dai produttori e li rivende al dettaglio.
Il valore della produzione, per questa tipologia di impresa, è rappresentato dai ricavi dalle vendite di beni alimentari al dettaglio. Quindi, quando la bottega vende una bottiglia di vino o un pezzo di prosciutto, questo va ad alimentare i ricavi.
I costi operativi, sempre in questo caso, sono relativi sia all’affitto del locale dove si svolge l’attività, alle bollette, ai costi per servizi accessori (per esempio quelli di contabilità), ma anche alle merci acquistate.
Sottraendo questi costi (cd. Operativi esterni) al valore della produzione si ottiene il valore aggiunto raggiunto attraverso l’attività caratteristica.
Un altro costo che la bottega sostiene è quello per un dipendente, che però non è a tempo pieno ma ad ore, in modo tale da andare ad aiutare l’imprenditore nei momenti più critici dell’anno o durante le tanto sudate ferie dello stesso.
Al netto delle spese per personale si ottiene il Margine Operativo Lordo (MOL), che equivale all’inglese EBITDA. Questo margine ha un’importanza critica quando vogliamo effettivamente sapere quali sono state le prestazioni della nostra azienda nello svolgere l’attività caratteristica. Infatti, leggendari analisti sostengono da anni che un’azienda che presenta un rapporto EBITDA/Fatturato maggiore al 35% sia da considerarsi sempre una azienda vincente, dal punto di vista di vantaggio competitivo durevole.
La nostra piccola bottega non sarà sicuramente Ferrari quando si tratta di vantaggio sulla concorrenza, ma sicuramente è riuscita a ritagliarsi uno spazio, che, per quanto piccolo, garantisce una marginalità adeguata.
L’azienda in analisi ha un importo relativo agli ammortamenti di €2,000 annui. Gli ammortamenti sono le imputazioni annue di costo di un bene durevole.
La bottega, infatti, ha effettuato all’inizio dell’anno un investimento pari a €10,000 in nuovi impianti di areazione e frigoriferi, che negli anni avranno l’obiettivo di ridurre le spese in energia elettrica, sfruttando una maggiore efficienza. Solitamente il costo degli impianti si imputa su 5 esercizi commerciali, da qui il valore di €2,000 annui.
Il Risultato Operativo, risultante dalla differenza tra MOL e la quota di ammortamenti e accantonamenti annua, è di fatto il risultato attinente al business principale, ovvero alla gestione caratteristica.
A questo si sommano (o sottraggono) i risultati della gestione atipica, finanziaria e straordinaria.
La gestione atipica è quella riguardante, ad esempio, un piccolissimo business gestito con la stessa azienda, che è diverso in qualche modo da quello caratteristico.
Nel caso della bottega alimentare potrebbe essere una piccola attività di falegnameria che il proprietario dell’impresa porta avanti nei ritagli di tempo e ha un impatto veramente marginale nel fatturato effettivo dell’azienda “caratteristica”.
La gestione finanziaria si interroga sul bilancio tra introiti finanziari e spese. Un’azienda con un ottima gestione del capitale, ad esempio, potrebbe avere una gestione finanziaria positiva, pur indebitandosi per fare investimenti: se la piccola impresa riuscisse a investire in titoli con un rendimento elevato nei momenti in cui non necessita di capitale, potrebbe accumulare degli introiti che potrebbero rendere gli oneri relativi all’indebitamento (in termini assoluti) nulli.
Infine, la gestione straordinaria analizza gli introiti e gli oneri fuori dall’ordinario, ovvero, ad esempio, le spese e le entrate in caso la bottega bruciasse e fosse assicurata: si avrebbero degli ingressi di denaro relativi all’assicurazione, ma allo stesso tempo si dovrebbero quasi sicuramente sopportare dei costi non inclusi o simili.
L’utile o perdita di esercizio è ciò che effettivamente è stato sinteticamente il risultato imprenditoriale dell’esercizio: un utile è indicativo di una conduzione di successo (anche se solitamente deve superare certe soglie), mentre una perdita di una fallimentare.
L’utile è anche importante perché è l’unica voce del Conto Economico che effettivamente appare nello Stato Patrimoniale e “collega” i due documenti.
Stato Patrimoniale – Criterio Finanziario
Utilizzando ancora la bottega alimentare come esempio, vediamo il suo Stato Patrimoniale, relativo all’anno 2019.
Innanzitutto il criterio utilizzato per la riclassificazione è quello finanziario: si elencano le attività e passività in ordine di liquidità/esigibilità.
Nel dettaglio, le immobilizzazioni nette sono attività fisse alle quali sono stati detratti i fondi ammortamento. Contabilmente parlando, infatti, un impianto dopo 5 anni non ha più valore, per via dei contributi annui ai fondi ammortamento.
La bottega possiede € 2,000 di immobilizzazioni immateriali relative al marchio, materiali per € 8,000 relativi ai nuovi impianti appena montati (€ 10,000 al netto dei € 2,000 di fondo ammortamento) e immobilizzazioni finanziarie per € 10,000. Queste ultime sono delle quote di un’altra impresa, in questo caso l’impresa del figlio del proprietario della bottega, che ha aperto anche lui da poco un’azienda che, però, fa tutt’altro.
Nell’attivo circolante, invece, vi vanno tutte quelle componenti di bilancio che sono liquide o facilmente liquidabili nel giro di poco.
Le disponibilità economiche sono rappresentate dalle merci in magazzino e sugli scaffali della bottega, pronte per essere vendute. L’imprenditore ha inoltre investito a breve termine su Buoni Ordinari del Tesoro, titoli facilmente liquidabili sul mercato che vanno a comporre le disponibilità finanziarie.
Nelle disponibilità liquide, invece, troviamo il denaro in banca e in cassa liquido e immediatamente disponibile.
Andando alle passività, incontriamo il patrimonio netto, che non è altro che un debito che abbiamo nei confronti dei nostri azionisti (o soci in caso di società di persone o a responsabilità limitata). Questa voce, infatti, rappresenta l’apporto di capitale da parte dei soci, così come gli utili non ancora distribuiti ed eventuali fondi per rischi e simili.
Le passività consolidate sono rappresentate dai debiti oltre anno, ovvero quelli che dovranno essere rimborsati completamente in altri esercizi.
La bottega ha € 10,000 di debiti a lungo termine, rappresentanti l’acquisto degli impianti effettuato che è stato finanziato interamente con un debito di cinque anni al tasso del 5% annuo, da restituire interamente al quinto anno. La piccola attività, per gestire più efficacemente la liquidità, ha una linea di credito interamente utilizzata di € 5,000.
La redazione dei due documenti non è di certo semplice e alla portata dei meno interessati, ma la conoscenza basilare dei principi può veramente aiutare a interpretare i risultati ottenuti nel corso dell’esercizio.
Se sei interessato a questo argomento o desideri ulteriori approfondimenti contattaci al nostro indirizzo mail: passaportofuturo2020@gmail.com
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