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Burnout, chi si occuperà degli “eroi”?



Il Covid 19 ci ha scaraventati dinanzi una realtà drammatica troppo spesso comodamente ignorata, costringendo ogni singolo individuo a guardare in faccia le debolezze, le fragilità, i limiti, non solo personali, ma anche di Sistema. Probabilmente lascerà in ciascuno segni indelebili del suo passaggio, ma certamente coloro che più ne risentiranno saranno quelli che, solo ora e con troppa superficialità, vengono definiti “eroi”. Sono i medici, gli infermieri, gli Oss impegnati giorno dopo giorno nella lotta a questo nemico invisibile, sottoposti ad una costante tensione fisica e psicologica, costretti molte volte a sperimentare quell’ ineluttabile senso di impotenza e quel sovraccarico emotivo insiti alle professioni di aiuto e che, in situazioni di crisi, come quella che stiamo vivendo, vengono inevitabilmente amplificati.


Il rischio è che tutto questo porti allo sviluppo di quella condizione psicopatologica nota come sindrome da ‘burnout’, termine anglosassone che, molto probabilmente, entrerà presto a far parte del linguaggio comune e che letteralmente significa “surriscaldamento”, “esaurimento”. Tale sindrome indica, difatti, una condizione prolungata di stress lavorativo che porta la persona ad un logoramento fisico, emotivo e mentale e che tende a manifestarsi attraverso sintomi quali distacco emotivo, assenteismo, abuso di sostanze, insonnia e continua sensazione di stanchezza. Va da sé, quindi, che i danni collaterali, potrebbero essere davvero severi sia nell’immediato che nel post-crisi. Basti pensare che chi svolge un lavoro in ambito sanitario, è, e continuerà ad essere, a stretto contatto con patologie gravi, per le quali sono richieste attenzioni continue e cure particolari. Sarà di conseguenza l’intera comunità a farne le spese.


Cosa fare dunque? Purtroppo, non è semplice trovare una risposta a questo interrogativo. La speranza risiede però nella possibilità che il Covid 19 possa mostrare a tutti, in modo particolare a chi governa e amministra, l’importanza del settore sanitario e forse, dopo anni di tagli e indifferenza, si potrà dare inizio ad uno dei più auspicabili cambi di direzione.






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