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Campo del Sole, monumento ad una pacificante solarità mediterranea

In uno dei luoghi più affascinanti dell'Umbria verde, sulle rive del lago Trasimeno, a Punta Navaccia ove è il Lido di Tuoro, si erge oggi una strana Stonehenge contemporanea.
Campo del Sole, monumento ad una pacificante solarità mediterranea
Campo del Sole, monumento ad una pacificante solarità mediterranea (foto scattata il 14/01/2019)

Ad essa si accede da un breve passaggio iniziatico appena sopra ad un rigagnolo d’acqua, una sorta di filtro ideale e psicologico; si è introdotti così ad un primo spazio, costruito architettonicamente nella forma di un cuneo che invita a proseguire l’itinerario. A pochi passi una prima colonna e poi, avanzando, tante altre, le quali, ci si accorge presto, sono tutte liberamente diverse. Anzi, si comprende in realtà che quelle sono piuttosto sculture nella libera interpretazione di colonne. Le presenze si infoltiscono e cominciano ad incurvare il loro percorso finché l’occhio, giunti a metà, riesce finalmente a percepire che la strada segnata è quella di una spirale. Quasi come in una caccia al tesoro nella quale si cerca di scoprire misteri, ecco che infine troviamo inaspettatamente una grande tavola circondata da sedute a conclusione del tracciato: adesso il nostro istinto ci suggerisce l’azione più naturale del mondo, ci dice di sederci, il gioco è finito, è ora di riunirci in un dialogo intorno a questo desco.

Una delle più riuscite esperienze d’arte ambientale
Una delle più riuscite esperienze d’arte ambientale (foto scattata il 14/01/2019)

Campo del Sole, è oggi una delle più riuscite esperienze d’arte ambientale. Realizzata sotto la curatela del critico e storico dell’arte Enrico Crispolti, e sviluppatasi in tre fasi tra il 1985 e il 1989, nasce, in particolare, dall’idea di tre artisti: Pietro Cascella, Mauro Berrettini e Cordelia von den Steinen.

Furono coinvolti ventisette scultori, ciascuno segnato da formazione, esperienze e culture diverse, ai quali si chiese la realizzazione di una colonna. Fu perciò un importante momento di incontro e dialogo tra una molteplicità di situazioni di ricerca, di matrici culturali e di livelli generazionali.


Campo del Sole è una sorta di memorial non riferito ad uno specifico evento ma che riassume in sé la memoria dello spessore storico del luogo, situato vicino alla zona dove si svolse la famosa battaglia annibalica del Trasimeno nel 217 a.C. Territori che furono anche dominio di popoli etruschi e che le opere ricordano, attraverso quella particolare evocazione magico-spirituale, il valore che allora aveva la scultura, il simbolo e l’immagine in generale. Inoltre, la disposizione spiraliforme rimanda all’antico simbolo solare, facendo di Campo del Sole quasi un monumento ad una pacificante solarità mediterranea. Ma significa anche molto di più: è spazio di meditazione, di incontro, di distensione e contemplazione di quella linea dell’orizzonte segnata dalle acque del lago.

Il tema comune della colonna conferisce all’insieme, inoltre, un senso ascensionale che nella sua verticalità bilancia l’orizzontalità del lido e delle superfici dell’acqua.


A confermare la dimensione di dialogo e confronto, fin dalle prime prove risultano diversissime le interpretazioni della colonna che gli artisti offrono: a volte sostanzialmente rispettata come tale in una dimensione quasi totemica (Cascella o di Innocenti); altre volte trasgredita da una maggiore elaborazione plastica dell’elemento (Somaini, per esempio). Questo evidenzia come si tratti, certamente, di un’unitaria opera collettiva ma personalissime sono poi le configurazioni dell’immaginario plastico.


L’importanza di Campo del Sole risiede nel costituirsi come viva esperienza di socialità della scultura, intesa cioè nella possibilità che essa possa esser fruita e frequentata ogni giorno. E questo grazie sia all’amministrazione comunale di Tuoro, per la volontà di caratterizzare semanticamente un luogo così sottratto alla passività degli abitanti, sia all’esecuzione artistica finale che supera la misura di un intervento effimero, temporaneo, mirando invece alla definizione permanente di uno spazio. È confermato perciò il carattere costruttivo dell’operazione, nella misura in cui agisce sulla realtà economica locale attraverso il turismo e su quella sociale attraverso il dialogo e la comunione tra arte e pubblico, sollecitando l’incontro e il confronto.


Le opere, infine, sono state realizzate nelle botteghe di artigiani di Tuoro utilizzando come materiale la locale pietra serena.

Lo stesso Crispolti, sottolineando l’esemplarità di quest’esperienza, dichiarava che “Campo del Sole può effettivamente offrirsi come nuovo modello di intervento mirato appunto alla permanenza, e tuttavia in una precisa prospettiva progettuale inerente l’ambito urbano in una sua funzione (quella appunto di configurare una dignità urbana a una funzione di verde attrezzato, al Lido di Tuoro)”[1].

Le opere

Come si è detto, la conformazione di ciascuna colonna nasce in rapporto alla personalissima esperienza di ricerca di ciascun artista. Il tema della colonna è offerto come riferimento ma affrontato poi, appunto, in modo del tutto libero.

Nel primo cantiere del 1985 vedono la luce le primissime soluzioni, ancora piuttosto improntate al rispetto dei caratteri formali della colonna in senso tradizionale.

Le opere
Le opere (foto scattata il 14/01/2019)

La colonna modulare, molto semplice, di Azuma, è segnata da incisioni ad incavo, irregolari, significativi di una presenza dell’uomo e del fluire vitale del tempo. Più complessa quella di Berrettini, conclusa, come in un’offerta, da una porzione di pietra serena nel suo stato naturale, non lavorata: una sorta di restituzione da parte della scultura alla sua naturalità originaria. La comunione profonda tra scultura e natura trova un ulteriore conferma nella frattura che percorre la verticalità dell’opera dalla quale filtrano i raggi del sole. Una vena ironica è trasmessa invece nella struttura di Bigi, immaginando sulla sommità una nuvola piovosa e minacciosamente saettante. Mentre Staccioli propone un segno in linea con la sua continua ricerca di forme di elementare geometria: un parallelepipedo irregolare quasi conficcato nel terreno come un fulmine caduto dal cielo, che, instabile, sorprendentemente varia a seconda dei punti di vista. Cordelia von den Steinen, infine, propone una sorta di stele votiva in memoria del ritorno della cometa di Halley, ripresa figurativamente sulla sommità della struttura.


Maggiormente complesse ed elaborate risultano invece le soluzioni del 1986 e del 1989. Tra le più evocative e poetiche quella di Somaini che trasgredisce la colonna a favore di una duplice figurazione umana; la colonna è divisa in due massivi e quasi naturali elementi: da uno di questi, quasi sbocciata dalla frattura, si rivela un corpo femminile duplicato al negativo nell’altro. Tradizionale è invece il riferimento dell’opera di Oste che risale ad una colonna lignea arcaica dal corpo scanalato e ancora germogliante nella parte alta trattenuta da corde: è un omaggio alla cultura profondamente agraria e al primo organizzato lavoro dell’uomo. Infine iconica la soluzione di Trubbiani: la colonna è a forma di una guaina che trattiene e al tempo stesso protegge una papera che, come appena uscita dal lago, guarda dalla sommità della struttura verso il centro della spirale.


Presenze, com’è evidente, diversissime ma che in quanto tali giungono ad accrescere la vitalità dell’intero complesso:

“è il segno dialettico sotto il quale Campo del Sole si offre al tempo, testimone dunque non univoco di idee, umori, sogni, speranze dei nostri anni, e in luogo che già lo consegna a un dialogo di storiche risonanze[2].


Citazioni: [1] E. Crispolti (a cura di), Campo del Sole. Un’architettura di sculture a Tuoro, Mazzotta, Milano, 1988 [2] Ibid.

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