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Chi ha incastrato Bella Ciao



Siamo dunque giunti a fine Aprile, non certo una cosa proprio facile di questi tempi. Se quest’anno non sarà altro che periodo di quarantena e reclusione forzata, non si può dire certo ciò se guardiamo agli anni precedenti; si perché solitamente questo è il momento delle prime uscite all’aperto dopo il letargo nei pub dell’inverno; il quarto mese dell’anno infatti è spesso portatore di pollini (e conseguente allergia), inizio del bel tempo, delle gite fuori porta, delle giornate al mare o delle grigliate in campagna. Tutto ciò accade anche grazie ai numerosi giorni festivi di questo periodo, come ad esempio il 25 aprile.

Per chi non lo sapesse (e ciò sarebbe molto molto grave), il 25 aprile è la giornata dove si festeggia la liberazione dell’Italia dall’invasione tedesca e dal regime fascista, avvenuta appunto in tale giorno del 1945.

Ad onor del vero, dobbiamo precisare che la liberazione non avvenne in maniera simultanea in tutta Italia; Bologna, ad esempio, si liberò il 21 aprile, Genova il 23 e Venezia il 28. Il 22 aprile 1946, quando venne istituita questa ricorrenza, venne scelta questa data perché fu il giorno in cui il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori occupati dai nazifascisti.


Ogni anno ci sono numerose celebrazioni nelle quali si esalta l’inestimabile valore umano e militare di coloro che lottarono in prima linea in difesa dei confini nazionali e dei numerosi diritti calpestati dal ventennio fascista.

I protagonisti principali della liberazione italiana furono i cosiddetti partigiani, persone armate che non appartenevano ad un esercito regolare, nati negli anni di repressione del duce e che furono protagonisti della Resistenza contro le truppe tedesche che avevano occupato il suolo italiano dopo l’armistizio folle di Badoglio dell’8 settembre 1943 (la situazione tragica dell’esercito italiano è raccontata in chiave comica nel film “Tutti a casa!” di Comencini).


Cosa è arrivato ai giorni nostri?


Ma oggi, di quegli anni di lotte e sofferenze, cosa resta? Di fatto, alcune testimonianze dirette dei partigiani stessi che negli anni hanno raccontato le loro vicissitudini e “Bella ciao”, il celeberrimo canto dei partigiani. Proveremo, in queste righe, a concentrarci sulla seconda, consci del fatto che qualcuno, molto superficialmente, potrebbe conoscerla solo per “La casa di carta”.


Erroneamente, si pensa che “Bella ciao” fosse l’inno del movimento partigiano durante la Resistenza. In realtà questa, all’epoca, era conosciuta solo da alcuni reparti di Reggio Emilia e del modenese e solo vent’anni dopo è stata riconosciuta universalmente come LA canzone. L’inno più celebre all’epoca era “Fischia il vento”, canto su aria russa, che comunque risulta nei temi molto simile.

Al di la di ciò, “Bella ciao” nell’immaginario collettivo è la canzone della lotta partigiana, della sconfitta dei totalitarismi e della libertà ritrovata. Il testo, se analizzato bene, ci da proprio il senso di quella fatica che i nostri antenati hanno dovuto fare nel lottare contro l’invasore trovato appena fuori casa la mattina; ci parla della forza e del coraggio che alcuni di loro, poco più che diciottenni, ebbero di credere ciecamente nella libertà, valore per cui molti di loro sarebbero (e ahimè alcuni di loro poi sono) morti; ci dice l’orgoglio del quale andare fieri anche dopo la loro dipartita, dolorosa ma decisiva; insomma, un testo che letto in maniera giusta mette i brividi a chiunque.


La domanda che ci poniamo noi, a questo punto, è questa: come mai una canzone così, emblema di democrazia, invidiataci da tutto il mondo, è, nella nostra nazione, allontanata ed odiata dalla nostra classe dirigente, al di là di quale sia la bandiera politica? Come mai un testo come questo, che dovrebbe essere un secondo inno d’Italia, è considerato una pustola, un appestato da tenere lontano da tutto e da tutti?



La destra e “Bella Ciao!”


È il 12 febbraio 2018 quando Matteo Salvini si trova al mercato rionale di via Giovanni Ambrogio De Predis a Milano. Durante un incontro pubblico tra i cittadini e il segretario della Lega, va in scena una manifestazione pacifica, organizzata dalla Sinistra per la Lombardia, che vede due musicisti della Banda degli Ottoni intonare le note di 'Bella Ciao' e ‘Fischia il vento’ durante l'intera visita al mercato del leader del Carroccio. Davanti alle telecamere de “La Repubblica” con disgusto afferma “…si son svegliati una mattina; perché di solito non fanno mai una mazza dalla mattina alla sera...”. Dopo uno stacco repentino della regia, lo rivediamo, stavolta sorridente e sornione dire: “C’è tutto il repertorio sovietico oggi”.

Infine, incalzato ancora da domande sui canti intonati dai suoi contestatori sostiene: “Ma la musica mi piace, è il testo che è un po’ datato” sostenendo infine che andrebbe decisamente cambiato.


A Salvini, fa eco Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che soltanto alcuni mesi fa è andata su tutte le furie sui social, postando il video dei commissari UE che cantano “Bella ciao”, sostenendo ferocemente che tutto ciò non sia altro che “uno scandaloso ed inutile teatrino”, chiosando con “Unione Sovietica Europea” che compare nella parte alta del video.

Questi sono due semplici esempi di come la parte destra del panorama politico vede il canto popolare partigiano, ma sono state numerose le situazioni in cui i due leader hanno dimostrato reticenze nei confronti del brano.


La sinistra e “Bella Ciao!”


La situazione non cambia, però, se analizziamo come anche la “sinistra” nel corso degli anni si sia approcciata nei confronti del canto partigiano. Si perché anche la parte “rossa” dello scacchiere politico (o quanto meno qualche figura al suo interno) spesso ha preso le distanze dalla canzone, dicendo di non sentirsi rappresentata da essa.

Soltanto alcuni mesi fa, ad esempio, durante la festa dell’Unità di Ravenna, è stata intonata “Bella ciao” nell’attesa dell’intervento di Nicola Zingaretti. Questa melodia ha infastidito e non poco la parte più centrista dei dem che non considerano il canto come simbolo di democrazia e liberazione ma come "qualcosa che riguarda la “sinistra-sinistra”.

Questa parte, predominante all’interno del centro sinistra fino a circa un anno fa, ha come leader indiscusso colui che è stato croce e delizia del Pd, Matteo Renzi, capace di far arrivare il partito intorno al 40% per poi farlo sfracellare al suolo come Icaro che, volando troppo vicino al sole, sciolse la cera che teneva le sue ali; così è stato per Matteino da Rignano, colpito più che da colpi di sole, da un senso di onnipotenza politica, vedesi il referendum del 2016.

Nonostante la scissione avvenuta quest’autunno, non si deve dimenticare il fatto che Renzi non solo abbia militato all’interno del partito per 12 anni (dalla sua nascita, di fatto) ma anche che ne sia stato il leader per 6 (a momenti alterni come le targhe in tempi di austerity) e che nonostante la sua, specialmente negli ultimi 4/5 anni, sia diventata una figura particolare, è stato sempre il personaggio immagine del centro-sinistra.

In questi anni, dunque, la voce dei renziani si è fatta sentire più di quella di tutte le altre correnti che “coesistono” all’interno del partito.

Voce che dunque, probabilmente, si sarà fatta anche sentire sul rapporto con “Bella Ciao” ed i Partigiani.

Spesso, infatti, Renzi si è scontrato, anche pesantemente, con l’Anpi, l’associazione nazionale partigiani italiani. Lo scontro più noto è quello avvenuto a Latina, quando in occasione di una manifestazione a favore del NO al referendum sopracitato, il presidente della sezione Anpi di Latina, Giancarlo Luciani, ha definito il rignanese “un ducetto” per poi rinforzare dicendo “Anzi, è peggio del Duce e lo dico io che sono il presidente comunale dell'Anpi di Latina".

Spesso Renzi ha provato anche a “strizzare l’occhio” agli eroi della Resistenza e all’Anpi in generale; durante la festa dell’Unità di Bologna nel 2016, ad esempio, l’allora segretario del Pd ha invitato sul palco Smuraglia, un ex partigiano. Smuraglia però, oltre a ricevere fischi dalla platea, è apparso una figura diametralmente opposta a quella di Renzi, finendo per risultare totalmente incompatibili.



Conclusioni


Concludiamo però tornando a “Bella ciao”. Gli unici che ultimamente hanno mostrato amore smodato nei confronti di questo brano sono state le cosiddette “Sardine” guidate da Santori, che però, politicamente parlando, non esistono. Facendo questo tour nel nostro zoo politico, vediamo dunque come questa canzone sia stata, per anni, respinta da tutti.

“Ma è ovvio, la destra non può riconoscersi in questo testo, è cantato dai comunisti”;

“Bella ciao è comunista, ed io, anche se sono di centro sinistra, non la posso sentire mia”.

Quante volte avrete sentito questa frase? Almeno un milione, immaginiamo. Ma perché?

Questa visione che, come abbiamo visto, è stata data da una comunicazione che negli ultimi anni i politici hanno dato in pasto agli italiani, non è altro che una grandissima boiata.

Perché diciamo ciò? Per il semplice fatto che i partigiani non erano interamente composti da militanti dell’allora partito comunista e crearsi lo schema mentale con l’uguaglianza “partigiani=comunisti” è la cosa più superficiale che possa essere fatta. In un epoca in cui non c’era spazio e tempo per sfamare la propria famiglia, epoca di fascismo, dittatura e totalitarismo, non c’era modo di sentirsi di centro, di centro sinistra o di sinistra. Quegli eroi che sono morti lottando per la libertà, lo hanno fatto per permetterci di essere qui, dire la nostra, manifestare quando c’è qualcosa che a noi sembra sbagliato. Occorre ricordare che il loro è il gesto più ALTRUISTA che il popolo italiano abbia mai fatto nella sua storia, perché sono caduti sul campo di battaglia per il nostro futuro e per noi. UNICAMENTE PER NOI. Ma se questo non soddisfacesse ancora a pieno coloro che si definiscono di destra, occorre ricordare di nuovo il messaggio che “Bella ciao” manda, ovvero quello di lotta per la patria, difesa del tricolore e patriottismo che non sono altro che alcuni dei capisaldi dell'ideologia, appunto, di destra.

I nemici dei partigiani (che ripetiamo NON erano solo comunisti “sovietici”) non erano certo i politici, pensatori, scrittori o semplicemente persone di destra, ma i fascisti.

Dunque appare chiaro che chi si sente, oggi, offeso sentendo cantare “Bella ciao” non è assolutamente di destra: è fascista.


Che ne pensi di tutto ciò? Sei d’accordo? Faccelo sapere al più presto con un commento, sarò felice di rispondere!


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