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Martina Scauda

Com'è piccolo il mondo!


Alla scoperte delle distanze sociali - Creditis: HackerEarth Medium
Alla scoperte delle distanze sociali - Creditis: HackerEarth Medium

Nel racconto "Catene" (1929), lo scrittore ungherese Karinthy affermò per primo che il mondo contemporaneo, a fronte di una popolazione maggiore rispetto al passato, fosse diventato più piccolo: grazie ai moderni mezzi di comunicazione, attraverso una catena di conoscenze, sarebbe stato possibile collegare qualsiasi persona ad un’altra.


Nel 1967, il sociologo statunitense Milgram propose un primo riscontro scientifico della teoria, selezionando in modo casuale alcuni abitanti del Midwest e chiedendo loro di spedire un plico ad un estraneo residente nel Massachusetts, conoscendone soltanto il nome e l’impiego, ma non l’indirizzo. Per tentare di raggiungere il destinatario finale, i partecipanti dovevano sfruttare la propria rete sociale, mandando il plico al conoscente, che a loro giudizio, avrebbe avuto più probabilità di essere collegato al destinatario. Sulla base di quelle poche lettere arrivate a destinazione (circa il 5%), Milgram calcolò che furono necessari fra i cinque e i sette intermediari in media.


Nonostante il campione fosse troppo limitato per essere statisticamente significativo, la teoria ebbe un grande impatto mediatico: proprio su questa scia, venne inventato nel mondo accademico il numero di Erdős, che quantifica il grado di separazione in termini di pubblicazioni matematiche tra una persona e il matematico ungherese Paul Erdős. Una variante, in ambito cinematografico, è il numero di Kevin Bacon, inventato nel 1994 per misurare la distanza fra gli attori hollywoodiani.


Nel 2001, Duncan Watts, professore della Columbia, ricreò l’esperimento di Milgram su Internet e raggiunse risultati ben più soddisfacenti. Utilizzando un’e-mail, spedita da 48.000 persone sparse per il mondo, si riscontrò un numero medio di 6 passaggi prima di giungere al target e la congettura divenne nota come teoria dei sei gradi di separazione.


Sebbene sia soltanto un’ipotesi, oggi questa teoria ha trovato riscontro non soltanto nell’ambito dei social network (si pensi alle cerchie su LinkedIn) ma anche nello studio di altre reti sociali relative alle telecomunicazioni oppure alla diffusione di malattie infettive.

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