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Marta Allegri

Conservare vuol dire il maggior vantaggio per il maggior numero possibile di cittadini


La rivoluzione di questo atto consiste spostare il baricentro della tutela paesaggistica sotto lo sguardo di piccole realtà locali
La rivoluzione di questo atto consiste nel spostare il baricentro della tutela paesaggistica sotto lo sguardo di piccole realtà locali

Cosa succederebbe se un domani il bosco a cui di fianco abitate, o la collina che dalla finestra di casa osservate scomparissero improvvisamente alla vostra vista per cause naturali e/o antropiche?


Oggi, 19 Luglio il suolo europeo, costituito da secolari anni di storia, condivide un elemento di unione e, allo stesso tempo di diversificazione, che vede come protagonista le tematiche ambientali: il paesaggio.


In Italia su questo siamo più che avvantaggiati: ma sapevi che la tutela e la valorizzazione dei nostri contesti paesaggistici, a livello europeo, costituiscono un fatto soltanto recente? E’ proprio nel 19 Luglio del 2000 fu ratificato l’atto della Convenzione Europea sul Paesaggio. Si tratta di un documento, approvato dal Consiglio d’Europa, allo scopo di dare una definizione che comprendesse il paesaggio sotto molteplici profili socioculturali, economici e ambientali. La Convenzione fu sottoscritta da 36 stati membri ma ratificata soltanto da 30 di questi, di cui solo 21 appartengono all’Unione Europea, tra cui l’Italia.


Ma cosa prevede la Convenzione? E perché era necessario introdurre un atto che legiferasse una definizione di paesaggio? Questo documento, che non può sovraordinate le leggi nazionali dei paesi firmatari, introduce un livello minimo di consapevolezza delle tematiche di tutela del paesaggio verso paesi privi di ogni normativa di specie. Costituisce uno strumento omnicomprensivo che inserisce ogni contesto paesaggistico all’interno della sua stretta tutela, al fine di convogliare la sua rappresentazione non soltanto nella sua fattualità estetica quanto nella sua forza di coesione tra società. Ebbene, la carta convenzionale si pone tra l’interesse del benessere cittadino e il patrimonio su cui esso vive, nel nome e rispetto della spiritualità individuale esercitata dal singolo e di una collettività che abitano un determinato territorio.


La rivoluzione di questo atto non consiste nell’applicare una definizione generica ad una parola, ma quella di spostare il baricentro della tutela paesaggistica sotto lo sguardo di piccole realtà locali che sono chiamati ogni giorni a gestire il proprio territorio.

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