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Così vicini, eppure così lontani


La giornata mondiale della consapevolezza sull'autismo
La giornata mondiale della consapevolezza sull'autismo

Oggi, 2 aprile, diversi monumenti d’Italia e del mondo si colorano di blu, in occasione della giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, istituita dall’ONU al fine di favorire una migliore inclusione sociale delle persone affette.


I pazienti e le famiglie, infatti, non solo portano il fardello della malattia, che spesso li costringe a doversi isolare, ma purtroppo devono anche fare i conti con lo stigma e la discriminazione da parte della società. Noi di PF vogliamo contribuire a questa giornata con un post!


In Italia si stima che 1 bambino su 77 presenti un disturbo dello spettro autistico, con numeri in aumento e una prevalenza maschile.


Ad oggi, fatta eccezione per alcune forme di autismo associate a patologie sindromiche, non si conosce una causa ben precisa, anche se sono sicuramente coinvolti fattori genetici. I vaccini non causano l’autismo!


Nei bambini autistici determinate anomalie sono riscontrabili già nei primi 3 anni di vita: in particolare si osserva un deficit della comunicazione e dell’interazione sociale e la presenza di interessi settoriali e comportamenti ripetitivi. A questo può associarsi un disturbo del linguaggio e/o una disabilità intellettiva.


I genitori generalmente si accorgono che qualcosa non va perché il figlio - entro i 2 anni - non riesce ad interagire correttamente con il mondo esterno: non sorride in risposta ad un sorriso, non guarda negli occhi, non imita i gesti, non è espressivo, non gioca a “far finta”, non indica con il dito oggetti distanti, non si gira in risposta al nome e non cerca le coccole.


Nel sospetto di tale disturbo, è fondamentale far valutare il figlio da professionisti (pediatra e neuropsichiatra infantile), al fine di porre diagnosi il più precocemente possibile. Ad oggi non esiste una cura per l’autismo. Tuttavia, grazie ad una presa in carico precoce da parte di un team multidisciplinare (medici, psicologi, educatori, logopedisti, etc…), si possono recuperare alcune delle tappe perse, nell’ottica di guadagnare autonomia e permettere una vita di comunità.


Secondo te lo Stato fa abbastanza per queste famiglie?

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