Autore: #SaraCappelletti
Gli antichi greci costruirono la propria identità anche in rapporto all’alterità asiatica. Con le guerre persiane, si distinse sempre più tra ciò che era greco, e quindi politico, civile e libero, e ciò che invece era considerato barbaro, non politico, selvaggio e dominato dalla relazione tra dispotismo (del sovrano) e
schiavitù (del popolo).
Questa visione del mondo orientale perdura in epoca romana, medievale e moderna, radicalizzandosi nella contrapposizione tra civiltà cristiana e civiltà islamica. Tra il Seicento e il Settecento, con le esplorazioni geografiche e l’ampliarsi delle rotte commerciali, i contatti con l’Oriente si intensificano. Di conseguenza, si moltiplicano i resoconti di viaggio e le opere letterarie ispirati alle terre arabe, indiane e persiane. L’Oriente diviene un luogo privilegiato dell’immaginazione europea: inizia a definirsi una gabbia retorica che propone e
ripropone continuamente gli stessi elementi – uno su tutti, il personaggio del sultano crudele, effemminato e dispotico.
Nel Settecento, quel vocabolario e quella prospettiva dicotomica si insinuano sempre più profondamente nelle pieghe della riflessione politica. Diversi Paesi europei se ne appropriano per giustificare i loro progetti di espansione coloniale, che tra il XIX e il XX secolo degenerano in un imperialismo fondato su
un’ideologia razzista.
Nel 1978, Edward Said scrive Orientalismo, un saggio in cui riflette su come la cultura europea abbia cercato di dominare l’Oriente non solo attraverso la colonizzazione militare, economica e politica, ma anche attraverso una sorta di colonizzazione intellettuale: l’Occidente ha costruito un modo di pensare l’Oriente
come radicalmente diverso – e quindi inferiore – in modo da averne controllo.
Gli stereotipi costruiti dall’orientalismo perdurano ancora oggi. Fanno parte della prospettiva eurocentrica con cui si definisce ogni persona che si discosti da un presunto modello universale (tendenzialmente, il maschio bianco eterosessuale) in primo luogo come difettosa.
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