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Covid-19 e libertà di fede: un nuovo approccio alla religione?

Autore: #AndreaGhiro



Da un mese a questa parte, a seguito dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19, la libertà di movimento è stata limitata. Eppure, tale limitazione porta con sé numerose altre restrizioni di diritti costituzionalmente garantiti. Oltre alla libertà di riunione, al diritto di impresa, c’è la libertà di professare liberamente la propria confessione religiosa. Quest’ultimo è un diritto sancito dall’art. 19 della nostra Costituzione.


La libertà religiosa è diretta conseguenza della libertà di coscienza e di pensiero che vengono riconosciute a ogni essere umano. Ciascuno di noi, nel proprio c.d. ‘foro interno’, è da sempre libero di professare la propria fede. Ma la Costituzione concede qualcosa in più: consente di professare la propria fede in qualsiasi forma, anche in forma associata, consente di fare proselitismo, di celebrare i propri riti non soltanto nel segreto delle proprie case, ma anche in pubblico, con l’unico limite del buon costume.


La libertà religiosa è garantita anche da Convenzioni internazionali, che hanno posto limiti diversi rispetto a quelli dettati dalla Costituzione. La CEDU, in particolare, consente all’art. 9 paragrafo 2 di imporre limiti alla libertà religiosa anche per misure necessarie alla pubblica sicurezza, alla protezione dell’ordine, della salute o della morale pubblica, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui.


Eppure, in questo periodo di emergenza, dove la libertà di movimento è compressa e de facto annullata, molte confessioni religiose hanno trovato un modo di raggiungere ancora meglio i propri fedeli: celebrazioni religiose in streaming, servizi di ascolto telefonici, benedizioni urbi et orbi non sono che esempi. Ogni confessione ha adottato i mezzi telematici per colmare la distanza imposta.


Possiamo dunque concludere che, se da una parte le libertà religiose sono state compresse, dall’altra ogni religione ha trovato il modo non soltanto di sopravvivere, bensì di rafforzarsi e rinnovarsi, utilizzando strumenti e forme nuove. Che sia, questa, una strabiliante possibilità di cambiare in meglio l’approccio futuro alla religione?




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