“Ah, here we go again” potremmo dire utilizzando uno dei meme più virali degli ultimi anni.
Si perché un anno fa circa, nel mio primo articolo per passaporto futuro, facevo una veloce cronistoria di come fosse stato trattato l’arrivo del COVID-19 in Italia da parte di coloro che si occupano dell’informazione che definirli giornalisti, dopo un anno, appare un offesa a quei pochi che il mestiere lo fanno in maniera adeguata. Ma andiamo per gradi; 365 giorni fa ci apprestavamo a vivere la quarta settimana di lockdown, quella più dura e pesante della prima ondata, inconsapevoli che avremmo dovuto farci un altro mese di chiusure totali e che avremmo dovuto convivere con questa piaga ancora a lungo (e chissà per quanto altro tempo ancora). Le terapie intensive ed i ricoveri avevano numeri simili a quelli di oggi, si sperava che il caldo aiutasse nella limitazione del contagio (cosa che, grazie a Dio, é successa) e vedevamo immagini pesantissime in giro per il mondo.
La stampa viveva in attesa dei dati delle 18 per snocciolare i numeri, paragonarli a quelli dei giorni precedenti (spesso con calcoli quantomeno discutibili) ma con una costante che da un mese e mezzo, ormai, caratterizzava l’informazione: un continuo, tartassante e opprimente terrore.
Capiamoci, la situazione era gravissima ed era giusto informare i cittadini; farlo però per settimane e settimane, durante un lockdown totale, significa considerare il pubblico una manica di incapaci di intendere e di capire la gravità della situazione.
Si perché arrivati ad inizio aprile era chiaro a tutti, ormai, quanto fosse pesante la situazione ed era abbastanza inutile continuare a cercare di grattare via quel flebile strato di senno che ci era rimasto.
Oggi, la situazione é pressoché simile, con due “piccole” differenze: la sanità mentale dei più (me compreso) che se n’é andata ormai da qualche mese e il fatto che sono arrivati i vaccini, a lungo bramati da tutti noi. E cosa c’é di meglio, per questi cannibali dei click, di una bella spolverata di paura sull’affidabilità dei sieri anti-Covid?
É il 20 novembre 2020 e si stanno vedendo i primissimi raggi di sole in fondo al tunnel di un anno tragico: Pfizer e Moderna hanno appena pubblicato i report sui loro vaccini che si dimostrano da subito molto efficaci.
Si sa, nel nostro paese, da anni, siamo costretti a vivere con orde di gentaglia che si professa no-vax, urlando al mondo verità nascoste dai poteri forti che loro hanno scoperto su Facebook tra un quiz che gli dice a quale vip somigliano e uno sulla percentuale di affinità con le loro verdure preferite.
In un posto così, la peggior cosa che può capitare é sentire un virologo dire: “Senza dati a disposizione, io non farei il vaccino che DOVESSE arrivare a gennaio”.
Musica e testo (grammaticalmente agghiacciante) del professor Andrea Crisanti, da sempre in prima linea contro il COVID e, quando possibile, sul pezzo se c’é da allarmare il prossimo.
In un’altra intervista ha detto: “Sembra che qualcuno tifi per il virus”: prof, non stará mica parlando di se stesso?
Spezziamo una lancia, però, a favore del professor Crisanti: in fondo non ha tutte le colpe, é normale che non sia un gran comunicatore, non é il suo mestiere. C’é chi, però, si guadagna da vivere facendo questo, raccontando l’informazione, ha studiato per farlo nella maniera giusta: e questa gente qui non ha scusanti.
É metà marzo e le vaccinazioni proseguono a rilento: il cambio di governo, le primule di Arcuri e i ritardi delle consegne delle dosi fanno si che la campagna di vaccinazione di massa stenti a decollare. Per far precipitare ancora di più la situazione, la stampa italiana comincia a riportare alcune notizie inquietanti sui vaccini: in Piemonte un uomo é morto per una trombosi dopo aver fatto il vaccino AstraZeneca, altri casi si sono verificati in Sicilia.
Mentana ricondivide subito un articolo del suo Open che titola: “Il Piemonte sospende il vaccino AstraZeneca, verifiche in corso dopo la morte di un insegnante”, quando in realtà, in quel momento, era stato sospeso PRECAUZIONALMENTE soltanto il lotto “incriminato”;
La Repubblica il giorno successivo titola: “AstraZeneca, paura in Europa”, come se non ce ne fosse già abbastanza;
Pagine “ironiche” da milioni di follower che, come riportato del nostro Claudio Michelizza, condividono bufale clamorose e notizie con titoli acchiappa-click agghiaccianti.
Insomma, per farla breve, é ripartito il treno del terrore, esattamente come a marzo 2020, “here we go again”.
Altre testate (come in questo caso Fan Page, Corriere della Sera e la sempre presente Repubblica) si fanno portavoci della cosiddetta “fallacia di causa”, scrivendo titoli quasi comici (peccato però che non ci sia proprio nulla da ridere). A questa gente, che “venderebbe la propria madre a tranci al mercato pur di fare due click” occorrerebbe far capire che se una cosa A accade dopo una cosa B, non significa per forza che la seconda sia causata dalla prima. Ad esempio, se vieni investito dopo aver fatto il vaccino, la colpa non é di quest'ultimo, ma probabilmente è tua che mentre attraversi la strada non guardi e magari leggi le boiate di FanPage e simili.
Solo una luce illumina l’immondezzaio buio nel quale é finito il giornalismo italiano: IlPost ed il suo vicedirettore, Francesco Costa che, con il loro eccellente lavoro, cercano di fare chiarezza sin da subito, informando in maniera dettagliata, senza lasciare nulla al caso. A loro il mio più grande e sentito grazie per aver dimostrato, ancora una volta, che in Italia la buona informazione è ancora possibile.
Il 15 marzo 2021 Aifa sospende precauzionalmente il vaccino AstraZeneca in attesa dei pronunciamenti di Ema.
Giorgio Palù, presidente dell’Aifa stessa, ai microfoni di “Porta a Porta” dirá che altro non é stata che una scelta POLITICA, in accordo con la Francia e la Germania.
Nonostante ciò, il buon caro vecchio Chicco Mentana scrive un post nel quale, alzando la voce e “dissando” i colleghi, rivendica quasi con gioia la decisione di Aifa, attaccando coloro che lo avevano criticato di aver terrorizzato la gente, rivendicando il fatto che le notizie vadano date, sempre.
Vedi, caro Chicco, é giusto quello che dici ma dipende tutto da come una notizia viene riportata. Se usi toni allarmistici, utilizzi titoli enfatici, spesso omettendo parte dell’accaduto, non stai facendo informazione: stai facendo terrore gratuito.
Appena tre giorni dopo questo putiferio, Ema dà il nuovo via libera ad AstraZeneca, dichiarando che non ci sono correlazioni tra il vaccino ed un aumento di casi di trombosi.
Parliamoci chiaro, per l’opinione pubblica, il siero anglo-svedese é il bersaglio perfetto. Sin dall’inizio, infatti, il vaccino AstraZeneca é stato considerato un po' da chiunque il cugino scemo di Pfizer e Moderna, a causa di questa famigerata "efficacia" al 65%.
Ma anche questo “sentore comune” é dovuto ad un lavoro pessimo dell’informazione.
Quel 65% non significa che il vaccino non funziona nei restanti casi; significa che nel 65% dei casi, se contagiato, non avrai nessun sintomo mentre nel restante 35 avrai sintomi lievi come raffreddore o febbre leggera.
Vi sembra sia stata questa la narrazione dei media del del povero siero AstraZeneca?
Chiudo con un personaggio unico nel suo genere (per fortuna, direi): Andrea Scanzi.
Un “””giornalista””” che a febbraio 2020 fa le dirette lamentandosi della cancellazione di alcune sue date in teatro a causa di questa "psicosi generale e immotivata", generata, a suo dire, da “una cazzo di influenza” , che mesi dopo scrive un libro dove critica alcuni politici chiamato “I cazzari del virus” (che, a regola, sarebbe dovuta essere un’autobiografia) e che a marzo 2021 si é già fatto vaccinare, mentre orde di ottantenni ancora attendono.
Lui si é difeso dicendo che andrebbe ringraziato perché ha salvato una dose che altrimenti sarebbe stata buttata, e di aver mostrato a tutti che non c’é da temere nulla a vaccinarsi. La cosa che fa cadere le braccia (e anche qualcos’altro, a dire il vero) è il suo voler continuamente adattarsi sempre alla situazione, ovviamente in base a ciò che a lui è più congeniale con un’unica costante: l’essere sempre al centro dell’attenzione.
Pensare che c’é pure gente che lo continua a difendere fa capire in che stato versi questa nazione.
Quali sono dunque i risultati di questo terrore mediatico? Quelli come me, fiduciosi nel buon giornalismo e nella scienza, sono ancora più stanchi e stressati e hanno perso definitivamente fiducia e pazienza; tante persone che, legittimamente, avevano qualche dubbio e timore adesso risultano molto più spaventate ed insicure, disdicendo appuntamenti per vaccini già prenotati, non presentandosi e complicando così ancora di più il piano vaccinale.
Dopo un anno, la situazione psicologica è grave tanto quanto quella epidemiologica. Quindi, cari giornali, blog, televisioni, organi di stampa tutti, è un appello quello che vi mando: informateci, aggiornateci continuamente ma, per favore, fatelo con deontologia, con professionalità e precisione.
Con affetto.
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