Autori: #LetiziaKerleshi #FrancescoVadi
Una concezione pericolosa ma purtroppo molto diffusa della dieta, è quella che la intende come un regime alimentare estremamente restrittivo, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.
Questo tipo di approccio si rivela in realtà molto nocivo e controproducente, per numerose ragioni.
In primis, la restrizione alimentare non controllata e protratta nel tempo può portare ad un’eccessiva perdita di peso che coinvolge il tessuto muscolare, causandone la perdita. Preservare la massa magra in fase di dimagrimento contribuisce a mantenere un buon metabolismo basale, e previene il temuto riacquisto di peso.
Trattandosi di regimi dietetici che non soddisfano i fabbisogni di energia e micronutrienti, l’organismo viene a trovarsi in uno stato di stress, che si presenta tipicamente sotto forma di debolezza, alterazioni dell’umore, insonnia e malessere generalizzato.
Le alterazioni del sonno dovute a una dieta eccessivamente restrittiva, oltre a non essere positive di per sé, inducono un circolo vizioso: un riposo notturno di scarsa qualità determina uno spettro ormonale squilibrato, che porta ad avvertire di più la fame durante il giorno.
Anche se ignorassimo tutti questi segnali e portassimo avanti questo regime, avremmo comunque un risultato non conforme a ciò che ci aspettiamo; all’introduzione di meno calorie, l’organismo risponderebbe con l’adattamento metabolico: tenderemo ad essere meno attivi e nel medio-lungo periodo il corpo troverà il suo equilibrio con il nuovo stato restrittivo, arrestando la perdita del peso.
Da non sottovalutare, è anche l’aspetto sociale legato al cibo, decisamente compromesso da questi regimi alimentari: cenare fuori o pranzare insieme alla famiglia con alimenti tipici di queste occasioni, sarà motivo di sensi di colpa ed ansia, e probabilmente anche occasione di sfogo sul cibo.
Questo appena descritto, è un quadro lontano anni luce dalla salute intesa come benessere psicofisico, di fatti porta solitamente all’abbandono della dieta, insieme a una significativa dose di frustrazione e senso di inadeguatezza. La conseguenza peggiore di questo, è probabilmente la connotazione negativa che viene associata all’idea della dieta: iniziamo a vederla come una continua privazione, qualcosa di nettamente diverso e separato dall’alimentazione delle persone intorno a noi che non sono “a dieta”.
Questo rappresenta un triste paradosso, se pensiamo che la finalità principale di un percorso di dieta dovrebbe essere il miglioramento della salute, sia fisica che psicologica.
Qual è la tua concezione della “dieta”?
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