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DPCM a giudizio



Durante la fase più critica della pandemia erano stati sollevati dubbi sulla legittimità costituzionale delle restrizioni imposte dal Governo: in particolare quelle che impedivano di uscire di casa se non per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute.


Lo scorso settembre la Corte costituzionale ha avuto l’opportunità di pronunciarsi sul tema: le restrizioni adottate dal Governo nella prima fase della pandemia non hanno violato la Costituzione.


La questione era stata sollevata da un Giudice di pace di Frosinone, che sosteneva che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte avesse esercitato la funzione legislativa, imponendo restrizioni attraverso gli ormai noti DPCM. Tale meccanismo sarebbe stato contrario alla nostra Costituzione.


Tuttavia, la Corte ha chiarito che non c’è stata alcuna violazione della Costituzione. Il potere di imporre restrizioni alla libertà di movimento era infatti previsto prima ancora che dai DPCM proprio dalla legge, in particolare dal decreto-legge 19/2020. I DPCM si limitavano “ad adattare all’andamento della pandemia” le restrizioni che la legge già prevedeva. Il Governo ha dunque agito nel pieno rispetto del quadro costituzionale italiano.

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