Autore: #AlessandroCibecchini
L’IVA o imposta sul valore aggiunto è, appunto, un’imposta. È la regina delle imposte sui consumi, poiché si abbatte non sul reddito delle persone come fa l’IRPEF, o sui rifiuti, o sui beni di proprietà, ma solo su ciò che consumiamo. Ad esempio: vogliamo comprarci un gelato? Dobbiamo pagare l’IVA. L’idraulico ci cambia una tubatura? Dovremmo pagare l’IVA.
È un’imposta che però colpisce tutti, indistintamente dalla ricchezza e dal reddito di chi acquista un bene o un servizio. Colui che paga l’IVA è il consumatore finale, il rivenditore la “scarica”, cioè la detrae dalle imposte che dovrà pagare. Cosa significa?
· Facciamo l’esempio di un industria che produce jeans, i quali vengono poi commercializzati ad un rivenditore al dettaglio al prezzo di 10 euro più il 22% di IVA = 12,2 euro.
· Questi saranno acquistati, in negozio, da un ragazzo di nome Pino al prezzo di 100 euro più il 22% di IVA = 122 euro.
Pino è il consumatore finale ed è su di lui che grava l’IVA. Il produttore ed il rivenditore, dovranno versare al Fisco l’imposta che, a sua volta è stata pagata dal consumatore.
Vediamo il caso del rivenditore al dettaglio: egli deve al fisco 22 euro di IVA (122-100), ma allo stesso tempo ha pagato, poiché anch’egli consumatore, 2,2 euro di IVA, comprando i jeans dal produttore (12,2-10). È qui che avviene la detrazione: l’imposta pagata dal rivenditore sarà sottratta da ciò che il rivenditore deve al fisco a titolo di IVA (22-2,2); il rivenditore dovrà versare allo Stato 19,8 euro.
L’imposta è quindi neutrale per il rivenditore, il quale non perderà un centesimo in questo meccanismo. Infatti se calcoliamo il guadagno del rivenditore senza l’applicazione dell’IVA (100-10 = 90 euro) vedremo che è lo stesso che otterremmo con l’applicazione di essa [122-(12,2+19,8) = 90 euro].
E voi conoscevate il meccanismo di applicazione dell’IVA?
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