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Finanza: tra democratizzazione e populismo


Il braccio di ferro tra democrazia, populismo e finanza
Il braccio di ferro tra democrazia, populismo e finanza

A poche settimane dagli eventi che hanno stravolto Wall Street, analisti e investitori sono chiamati a fare i conti con una nuova tendenza che sembra essersi abbattuta sui mercati finanziari, a indagarne le cause e a prevedere quali possano essere gli impatti futuri. Gli investitori retail, mediante una operazione combinata, hanno preteso fosse loro restituita voce in capitolo; ignorarli potrebbe essere un errore imperdonabile.



I FATTI


Il caso GameStop (nome del titolo in Borsa GME) è ormai diventato l’emblema dei tumulti che hanno scosso il mondo della finanza nell’ultima settimana. La storia, dai tratti romantici, prende le mosse dalla volontà di alcuni investitori fai-da-te che hanno concordato una strategia di investimento netta e impattante; acquistare azioni della società statunitense e non cedere alla tentazione di vendere una volta che il prezzo fosse salito.


Lo strumento che ha permesso ai protagonisti di organizzarsi è il social network Reddit, nello specifico un forum in particolare denominato WallStreetBets. Il fine nobile, invece, che ha spinto i redditers verso questa operazione risiede nella volontà di sconfiggere l’élite dell’alta finanza, tacciata di assumere comportamenti poco corretti al fine di massimizzare i propri guadagni. GameStop è stata certamente una scelta particolare, ma illustra perfettamente le intenzioni degli investitori. La società vede nel proprio riflesso il fantasma di Blockbuster, ma sta provando a rilanciarsi mediante accordi esclusivi con i produttori di console e cambi al vertice che dovrebbero portare a un auspicato rinnovamento del business plan.


A detta dei redditers, però, il suo titolo in Borsa arranca a causa delle pressioni di investitori istituzionali che hanno assunto posizioni short e, di conseguenza, hanno interesse nel tenere la quotazione bassa. Nasce allora la volontà di difendere la propria beniamina dalle angherie dei poteri forti e si decide di farlo nella maniera più partecipata possibile, acquistandone azioni. Il titolo, di conseguenza, inizia a salire spinto dall’azione di piccoli investitori che, uniti, formano una massa capace di spiazzare i tentativi di speculazione precedentemente descritti. Da tale iniziativa nascono poi due conseguenze collaterali che finiscono con l’incrementare ulteriormente l’innalzamento della quotazione.


Da una parte prende forma un fenomeno detto short squeeze; evento che si verifica allorché la quotazione di un titolo si innalza marcatamente, al punto di costringere i trader che avevano assunto posizioni short ad acquistare le stesse azioni al fine di nettare eventuali ulteriori perdite. In parallelo si alimenta una bolla che spinge anche investitori fino a quel momento neutri a prendere parte agli acquisti. Succede, allora, che una società dal futuro assai incerto registra un incremento del proprio titolo in Borsa del 1600% in pochi giorni.



LA SFIDA


Quella appena descritta è una battaglia ancora aperta, simbolo della volontà dei piccoli investitori di guadagnarsi un posto al tavolo dei grandi. Alcuni analisti, tuttavia, ritengono che GameStop sia il caso più clamoroso, ma non per forza il più significativo. Da JP Morgan è stata resa pubblica la classifica dei titoli maggiormente acquistati da investitori al dettaglio e la società texana compare solo in quindicesima posizione.


Tra i primi posti, invece, sputano AMC Entertainment e PlugPower; le quali hanno fatto registrare degli incrementi del prezzo notevoli, seppur molto più contenuti. Questo dato fa ipotizzare che sul caso GameStop ci possa essere comunque la mano degli investitori istituzionali, ma conferma la nascita di un pericoloso precedente che andrà accuratamente analizzato.


Se per il momento i vertici della società non hanno voluto rilasciare dichiarazioni, le istituzioni si sono mosse con la segreteria del Tesoro che ha indetto una riunione apposita e le dichiarazioni della portavoce della Casa Bianca Jennifer Psaki, secondo la quale “il mercato finanziario non è l’unica misura della salute dell’economia”. Si attende, inoltre, una risposta in chiave normativa da parte della SEC, alla quale spetterà verificare che non ci sia stata manipolazione del mercato.



I RISCHI


La realtà odierna prevede occasioni che per il passato sarebbero state impensabili, ma parallelamente pone gli individui al cospetto di rischi che non sempre sono pronti ad affrontare. Il facile accesso alle informazioni, anche di carattere finanziario, il diffondersi di alcune conoscenze base, la possibilità di organizzarsi in tempo reale tramite social network sono solo alcuni degli strumenti che il moderno investitore ha a sua disposizione. A questi se ne aggiungono altri, maggiormente legati all’ambito finanziario, come la possibilità di fare trading senza commissioni e lo sfruttamento della leva finanziaria.

Tali fattori hanno indubbiamente influito sul coinvolgimento di una massa eterogenea di persone che ha perseguito un obiettivo comune. Non si è trattato, però, di una operazione indolore. Gli investitori hanno preferito affidarsi ad un’analisi tecnica piuttosto che far riferimento ai fondamentali. Così facendo, alcuni sono entrati quando la quotazione del titolo era già eccessivamente alta, altri invece si trovano coinvolti in una spirale rischiosa che difficilmente saranno in grado di governare.


La società, invece, si è guadagnata il poco invidiabile riconoscimento come titolo più volatile del momento. Infine l’intero mercato finanziario ne ha risentito; con un aumento dell’indice VIX (misura della volatilità attesa implicita del mercato con riferimento a S&P500) che non si registrava dal febbraio del 2018. Simili eventi rischiano di inficiare la funzione primaria del mercato finanziario, ossia l’allocazione ottimale, o quantomeno efficiente, delle risorse.



POPULISMO E DEMOCRATIZZAZIONE


Gli eventi riportati sembrano rispondere alle caratteristiche di una progressiva democratizzazione che, ormai da tempo, si fa spazio in diversi ambiti. Non sorprende che da ultimo sia stato colpito il mondo della finanza; si tratta, dopotutto, di un perimetro molto conservatore protetto da forti barriere. Un fenomeno molto simile si è manifestato nella sfera politica, con l’avvento del populismo, e i possibili parallelismi non mancano affatto.


La nascita di movimenti, la volontà di far sentire la propria voce e di far valere la propria opinione, la lotta annunciata a una casta che sembra voler custodire gelosamente l’esclusiva su taluni benefici sono punti salienti che ci portano ad accomunare i due eventi. Si assomigliano, per altro, anche negli sviluppi successivi; una volta ottenuti i primi risultati si creano correnti interne discordanti. Così come, in ambito politico, ci sono coloro che intendono continuare su una linea dura e pura e altri che, invece, si lasciano ammaliare dalle dinamiche di palazzo, nel mondo della finanza ci sono alcuni investitori retail che sono rimasti ostinatamente fedeli alla volontà di non vendere, mentre altri hanno approfittato per monetizzare i propri guadagni.


Il fattore che, però, più di qualunque altro merita di essere messo in luce è l’impatto che forze populiste possono avere sul mondo in cui operano. La democratizzazione è senza dubbio uno dei pilastri su cui regge il paradigma dello sviluppo, quanto meno nell’interpretazione occidentale. Tuttavia, non è ammissibile avanzare pretese di diritti in assenza di assunzione di responsabilità e impegno civile. Le ripercussioni sulla politica sono ormai sotto gli occhi di tutti, in questa fase più che mai, mentre quelle sulla finanza non sono attese essere più rosee. Da tempo ormai si discute di finanza democratica ed etica; ma, se è vero che democrazia vuol dire innanzitutto partecipazione attiva, un progresso in tal senso non può prescindere dallo sviluppo di una cultura finanziaria diffusa.


Così come il cittadino è chiamato a conoscere le istituzioni ed esprimere coscientemente il proprio voto per comprenderne le ripercussioni; allo stesso modo un investitore dovrebbe essere conscio del funzionamento dei mercati per allocare oculatamente le proprie risorse, consapevole dei rischi che si assume e dell’impatto delle proprie decisioni.

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