Autore: #AndreaLucii
Le aziende si sono ritrovate sempre più spesso a trasformare il concetto di tutela ambientale in una strategia commerciale, con lo scopo finale di prevalere sulla concorrenza, puntando su prodotti “green”. La società di consulenza strategica “McKinsey & Company” ha effettuato uno studio a riguardo, rivelando come circa il 70% dei consumatori preferisca scegliere un prodotto sostenibile rispetto a uno non ecosostenibile.
La nascita di strategie di “green marketing” è favorita dal ruolo sempre più centrale della tematica ambientale. Tali strategie hanno la finalità di far osservare al consumatore le caratteristiche sostenibili dei prodotti, come ad esempio la non tossicità dei prodotti, l’assenza di sostanze dannose per l’ambiente, l’utilizzo di materiale riciclato o il fatto di non aver fatto test su animali.
In contemporanea, si è arrivati alla degenerazione di queste strategie, con il fenomeno del “greenwashing”. Il termine nasce con l’unione di due parole: green, “verde, inteso in termini ecologici”, e whitewashing, “che indica l’attività di nascondere imperfezioni”.
Questa espressione venne alla luce intorno agli anni ’90, quando alcune tra le aziende americane maggiormente inquinati (es. Chevron) cercarono di fingersi, come eco-friendly, con pubblicità dove i propri dipendenti erano impegnati nella tutela di orsi o tartarughe, senza realmente esserlo.
Ci si riferisce quindi alla direzione intrapresa da molte aziende, di dichiarare, attraverso pubblicità ingannevoli, la propria anima ambientalista con comportamenti sostenibili, tramite l’uso del suffisso “eco” o l’uso del colore verde, così da ottenere maggiori profitti, senza realmente interessarsi alla tutela del pianeta.
Questo fenomeno intralcia lo sviluppo di un’economia sostenibile, oltre ad ingannare il consumatore stesso. In seguito, sono state emanate leggi e normative per impedire alle aziende di lucrare sulla base di un inganno, ma alla fine l’ago della bilancia, per influenzare il mercato, dipende dal consumatore.
In questa “guerra” fra Green marketing e Greenwashing, chi ne uscirà vincitore?
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