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Il corretto smaltimento delle mascherine chirurgiche


L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) in seguito alla diffusione dell’infezione da coronavirus SARS-CoV-2, ha consigliato e in alcuni casi imposto l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI). Così guanti e mascherine monouso sono divenuti oggetti di uso quotidiano da tre mesi a questa parte.


Stime effettuate dall’ISPRA relative all’utilizzo delle mascherine, hanno messo in evidenza un consumo giornaliero di questi dispositivi pari a 410 tonnellate, con un valore medio di 100.000 tonnellate entro la fine del 2020. Ma ciò che risulta ancora meno chiaro, se non totalmente assente, sono le disposizioni relative al loro smaltimento.


Il problema principale emerso dall’utilizzo di questi dispositivi è la poca conoscenza e cura nel loro smaltimento, e soprattutto, come spesso accade per molti altri rifiuti, la loro conseguente dispersione nell’ambiente. Lo spargimento dei DPI all’interno del nostro ecosistema è fonte di due rischi principali: la disseminazione di materiale potenzialmente infetto, a discapito della nostra stessa salute, ed il danneggiamento ecosistemico apportato dall’ulteriore accumulo della plastica sui nostri suoli, che direttamente o indirettamente raggiungono i nostri mari, divenendo una minaccia oltre che per noi anche per molte specie marine.


Il coretto smaltimento di questo materiale, secondo le valutazioni effettuate da Legambiente, apporterebbe ad un impatto minimo, pari al 0,23% in termini di peso, dei quotidiani rifiuti urbani prodotti. Questo prevede lo smaltimento delle mascherine all’interno della raccolta indifferenziata, avvolte in due sacchetti di carta per prevenire un contatto diretto con gli altri rifiuti presenti, differentemente da un’idea comune che prevede il loro rilascio all’interno dei rifiuti urbani della carta. Il discorso cambia poi se tali rifiuti provengono dalle strutture ospedaliere, il cui livello di pericolo infettivo è maggiore.


Possiamo quindi parlare dei DPI come mezzo di protezione per l’uomo? O stiamo parlando dell’ennesimo danno per il nostro pianeta?


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