Autore: #SimoneAncillotti
Dopo il tragico evento del 14 agosto 2018 che ha visto morire 43 persone a causa del crollo del ponte Morandi, è iniziato un duro scontro sulle concessioni autostradali tra il governo ed Atlantia, la holding che detiene la maggioranza delle azioni di Autostrade per l’Italia (Aspi).
L’allora governo giallo-verde non perse tempo nell’affermare che avrebbe revocato la concessione ad Aspi, in realtà le cose si sono rivelate un po’ più complicate ed ancora oggi, con il nuovo ponte già inaugurato, il futuro di Autostrade per l’Italia non è stato ancora deciso. Dai comunicati del governo del 15 luglio sembrava che la revoca fosse acqua passata e che lo Stato dovesse entrare “immediatamente” nell’azionario di Aspi guadagnandosi la maggioranza con circa il 33%, al contempo la famiglia Benetton (socio di maggioranza di Atlantia) avrebbe dovuto rimanere con circa il 10% delle azioni.
A quanto pare però le trattative si trovano ad un punto morto per via delle richieste esigenti del governo. Atlantia sta pensando alla possibilità di mettere all’asta Aspi, in questo caso lo Stato per nazionalizzare Aspi dovrebbe competere con altri investitori internazionali. Comunque vadano le cose non ci saranno né vincitori né vinti: Atlantia dovrà necessariamente rinunciare alla preziosa concessione pagando una multa di 3,2mld (incassando comunque dai 3 ai 6mld con la cessione di Aspi), mentre se lo Stato compirà i suoi desideri di nazionalizzazione dovrà spendere circa 4mld di soldi pubblici e prendersi carico di parte dei 14,5mld di investimenti nella rete autostradale, oltre ovviamente ai debiti di Aspi. Garantire questi investimenti sarà un compito sicuramente difficile vista la delicata situazione economica e la volontà dello Stato di abbassare i pedaggi autostradali, e quindi i ricavi, di Aspi.
Come pensate finirà questa vicenda?
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