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Il ritorno del vinile


Un insieme di vinili storici
Vinili storici

Il disco fonografico, comunemente conosciuto come vinile, introdotto nel 1948 dalla Columbia Records negli Stati Uniti, è da allora considerato il simbolo della discografia.


Il mercato discografico, dominato dai dischi in microsolchi sin dal Secondo Dopoguerra, nei primi anni Novanta ha vissuto una mutazione, con l’introduzione del CD prima e del Walkman poi. In Italia, uscivano di produzione nel lontano 1993. La musica in digitale, infine, ha stravolto il settore.


Nell’ultimo decennio, tuttavia, il vinile sembra tornato fra le preferenze dei consumatori. Secondo IFPI, la federazione mondiale della discografia, nel 2020 il giro di affari era di $889 milioni, in crescita rispetto al 2010 del 278%. In Italia, il fatturato complessivo ammonta a €15 milioni, circa il 6% del totale del mercato discografico (€254,8). La regione dell’Asia Pacifica rappresenta la porzione di mercato maggiore, mentre il Regno Unito è il paese cresciuto di più nell’ultimo anno (+101%).


Individuare i drivers di questa crescita probabilmente è ancora troppo presto. Certo è che le persone sembrano di nuovo apprezzare l’unicità, la materialità della propria musica preferita, un po’ in controtendenza nell’era della digitalizzazione.


A vostro avviso, il vinile tornerà ad essere presente nella quotidianità di ognuno, oppure siamo ormai troppo legati al digitale?



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