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L’INFORMAZIONE È UNA COSA SERIA: UNO SGUARDO ALLA SARS-CoV DEL 2003



La diffusione mediatica della SARS-CoV in Cina fu ridotta dal rigido controllo del regime comunista. Persino la comunità internazionale accusò Pechino di non aver fornito tempestivamente il numero dei contagi per paura di ledere l’immagine del Paese.


A differenza dei nostri vicini asiatici, come fu gestita l’informazione sulla Sars in Italia?


All’epoca dei fatti, i nostri media sensibilizzarono la vicenda instaurando un dialogo con le autorità mediche e politiche. L’allora ministro della Salute, Girolamo Sarchia, rassicurò i cittadini sul monitoraggio del virus tramite canali mediatici utilizzati per divulgare norme igieniche e comportamentali da rispettare. Ad esempio, furono essenziali per comunicare l’attivazione di numeri verdi e di enti preposti a gestire una possibile diffusione del contagio, attraverso cui gli stessi media crearono le condizioni ideali per restituire un’immagine efficiente della gestione sanitaria del governo. Lo stesso Sarchia, in quanto medico, incarnò la fonte più autorevole e informata del Paese.


La stampa si trovò nelle condizioni di controbilanciare l’allarmismo diffuso tra la popolazione, utilizzando un linguaggio volto a mobilitare i cittadini ad essere più responsabili. Tuttavia, i contagi erano meno numerosi rispetto al CoVid-19, 800 in totale, ma l’Italia accusò il colpo con la morte della sua unica vittima, Carlo Urbani, il primo microbiologo a capire che le polmoniti registrate ad Hanoi non erano soltanto semplici influenze.


Ritrovarsi a fare informazione nel momento in cui una pandemia potrebbe dilagare nel mondo non è scontato. Fin dall’inizio, il timore di un virus sconosciuto portò alla diffusione di involontarie notizie errate legate alla scarsa conoscenza che si aveva della Sars. Ad oggi l’influenza dei social sui media incidono sull’essenza dell’informazione stravolgendo quella linea comunicativa tra autorità e popolazione.


Sono passati ormai 17 anni dalla Sars e l’informazione ha fatto passi in avanti, ma ancora non basta. Riusciremo a costruire una rete di informazione efficace, chiara e puntuale per le future pandemie?




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