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La Battaglia di Highbury


 14 Novembre 1934, quando si giocò la prima Italia- Inghilterra che il mondo abbia mai visto: la cosiddetta “Battaglia di Highbury”.
14 Novembre 1934, quando si giocò la prima Italia- Inghilterra che il mondo abbia mai visto: la cosiddetta “Battaglia di Highbury”.

Probabilmente quando sarà uscito questo articolo, noi italiani staremo o gioendo per essere tornati dopo 50 anni ad essere campioni d’Europa oppure saremo mesti per la seconda sconfitta in finale negli ultimi 10 anni.


In ogni caso, comunque sia andata la partita una cosa è ufficiale: la finale del campionato europeo di calcio 2021 sarà Italia-Inghilterra, e si giocherà su terra inglese, nel mitico stadio di Wembley. Per l’occasione, quale cosa più bella se non quella di fare un salto indietro di quasi 90 anni e tornare al famoso 14 Novembre 1934, quando si giocò la prima Italia- Inghilterra che il mondo abbia mai visto: la cosiddetta “Battaglia di Highbury”.



IL CALCIO IN ITALIA NEGLI ANNI 30


Negli anni 30 del secolo scorso il calcio era già uno degli sport più famosi non solo in Italia ma in tutta Europa, battuto forse solo dal ciclismo che all’epoca vantava la celebre rivalità Coppi- Bartali. In Italia, il regime vedeva nel calcio un ottimo mezzo per mostrare al mondo la grandezza dell’Italia e del fascismo e di conseguenza investì pesanti risorse nello sviluppo del gioco sull’intero suolo nazionale. È di quegli anni, più precisamente del 1928, la nascita delle Serie A moderna (a girone unico nazionale) voluta dal presidente federale Leandro Arpinati, noto squadrista e gerarca Bolognese.


Sempre nello stesso anno l’Italia ottenne il primo successo internazionale con la vittoria della medaglia di bronzo nei giochi olimpici di Amsterdam 1928. Molteplici giocatori di quei tempi sono ancora parte della memoria collettiva delle grandi squadre italiane. Pensiamo infatti a Giuseppe Meazza a cui è intitolato San Siro, storico bomber della Ambrosiana (l’attuale Inter) e della nazionale, o il trio difensivo della Juventus del quinquennio d’oro: Combi-Rosetta-Caligaris, che permise alla Juve di aprire il primo ciclo vincente della sua storia e di guadagnarsi l’appellativo di “Squadra d’Italia”. La nascita di questo movimento culminò con l’organizzazione della seconda edizione dei mondiali di calcio, i mondiali di Italia ’34. Furono organizzati dal 27 maggio al 10 giugno 1934 e videro 16 squadre qualificate al mondiale, tra cui il Brasile, l’Argentina, la Spagna, l’Austria e la Cecoslovacchia.


Proprio contro i maestri cecoslovacchi la nostra nazionale disputò la finalissima del campionato del mondo che fu vinta dagli azzurri per 2-1 ai tempi supplementari (probabilmente anche grazie all’aiuto dell’arbitro svedese Ivan Eklind noto simpatizzante di Mussolini). La rosa di quell’Italia era composta dal blocco Juventus da quattro anni campione d'Italia, con ben sette giocatori e poi dal bomber Meazza e il trequartista Schiavio del Bologna. L’allenatore era il celebre Vittorio Pozzo, futuro vincitore di un altro mondiale e di un’Olimpiade e creatore dello schema WW detto “il metodo” cioè un 2-3-2-3 con due terzini, due mediani, un centrale di centrocampo, due mezzali e poi 3 punte.



LA BATTAGLIA DI HIGHBURY


La nazionale inglese aveva disertato la coppa del mondo del 1934 poiché aveva lasciato la FIFA nel 1927. Infatti, per lungo tempo la Federazione inglese impedì alla nazionale di prendere parte a competizioni ufficiali, ritenendola troppo superiore a qualsiasi altra squadra Europea o mondiale (erano infatti gli inglesi gli inventori del football).


All’epoca la nazionale inglese era quindi considerata la nazionale più forte d'Europa, un po’ come il Team USA nella pallacanestro. Per mostrare definitivamente la loro supremazia mondiale, decisero di sfidare in amichevole i campioni uscenti della coppa del mondo di calcio cioè gli azzurri di Vittorio Pozzo.


Come possiamo immaginare l'incontro amichevole fu quindi presentato dalla stampa come decisivo per stabilire a chi spettasse veramente il titolo di campioni del mondo. La sfida stuzzicò in maniera particolare l’ambiente politico, che mirava ad aumentare il prestigio nazionale; Mussolini in persona si dichiarò favorevole.


La contesa fu presentata come la sfida del secolo e, per i tempi cui ci si riferisce, era sicuramente l’appuntamento più clamoroso e significativo che potesse essere messo in scena. La partita si sarebbe svolta allo stadio di Highbury, storico impianto dell’Arsenal, il 14 novembre del 1934.


Quel pomeriggio il clima era gelido con la nebbia e con il terreno di gioco viscido a causa dell'umidità. Queste erano le formazioni:


  • Inghilterra: Moss; Male, Hapgood; Britton, Barker, Copping; Matthews, Browden, Drake, Bastin, Brook.

  • Italia: Ceresoli; Monzeglio, Allemandi; Ferraris IV, Monti, Bertolini; Guaita, Serantoni, Meazza, Ferrari, Orsi.


Stessi 11 della finale del ’34 tranne Schiavio e Combi. La partita inizia malissimo per gli azzurri, che in 12 minuti prendono 3 gol e perdono un uomo. Infatti, gli inglesi, oltre a giocare ad un ritmo forsennato ed essere partiti all’assalto della nostra porta, pestarono per bene Luisito Monti, riducendoci in dieci uomini dopo soli due minuti di gioco (non erano previste sostituzioni all’epoca). A Monti gli inglesi devastarono letteralmente un alluce; quando il giocatore rientrerà negli spogliatoi, chiederà al massaggiatore Angeli che gli metta un fazzoletto in bocca, per non urlare dal dolore.


La partita sembrava quindi destinata a confermare le previsioni inglesi di un trionfo totale con una supremazia netta per gli inventori del calcio. Ma l’Italia non si arrese e resistette alla furia inglese fino alla ripresa, poi salì in cattedra.


Nella ripresa, sotto una pioggia battente, i 10 azzurri apparvero rigenerati trascinati dalla classe cristallina di Meazza, che nel giro di quattro minuti prima segnò al 58' su passaggio di Orsi e al 62' deviò di testa in rete una punizione di Ferraris.


I campioni del mondo si batterono per il resto della partita, sfiorando il pareggio negli ultimi minuti con Meazza che colpì la traversa a portiere battuto. Quando l’arbitro fece il triplice fischio il punteggio segnava 3 a 2 per l’Inghilterra. Ma nonostante la sconfitta, il vero trionfo gli azzurri lo ottennero quando uscirono dallo stadio dove tutto il pubblico, sia inglese che italiano, gli tributò una standing ovation. La memorabile prestazione degli azzurri divenne leggenda soprattutto in Italia, tanto da fare guadagnare agli 11 il soprannome di “i Leoni di Highbury”.


Anche la stampa inglese lodò gli azzurri e si convinse finalmente che la loro superiorità calcistica mondiale non era così scontata e che ormai il calcio non era più il gioco inglese per eccellenza ma era di appartenenza di tutto il mondo.

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