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La “Diet culture” e i suoi effetti collaterali sulla società

Ah, l’estate! Il mare, le granite alla menta, i “nuovi amori da piazzare sotto il sole”, la prova costume…aspettate, in questo quadro idilliaco non notate anche voi una nota stonata? Quanto è frequente, con l’avvicinarsi della bella stagione, sentir parlare o leggere nelle riviste rivolte ad un pubblico prettamente femminile, di questa fantomatica “prova costume”? Per chi non lo sapesse si tratta di un vero e proprio test della fisicità da affrontare e superare prima di poter accedere alla spiaggia, che spaventa manco fosse l’esame di diritto privato, in cui hai speranze di arrivare al 30 quanto più riesci ad avvicinarti a standard fisici inarrivabili e, spesse volte, inesistenti perché creati al computer (vi dice niente Photoshop?).

Ma la prova costume è solo uno dei tanti “effetti collaterali” della cosiddetta “Diet culture” (lett. cultura della dieta) nella quale siamo immersi praticamente dalla nascita, i cui strascichi li portiamo dietro per l’intera durata della nostra esistenza. Cosa sia la “Diet Culture” lo chiarisce bene Christy Harrison nel suo blog, io qui mi limiterei a tradurre e a commentare i punti fondamentali che la caratterizzano:


1. La cultura della dieta adora la magrezza e la rende equivalente alla salute, ciò significa che, se malauguratamente tu non rispecchi quell’ideale impossibile di magrezza, allora potrai passare la vita a sentirti irreparabilmente “rotta”. Lo so che questo concetto l’abbiamo ormai interiorizzato a tal punto da fare l’associazione spontanea “magro allora in salute” ma, mi dispiace deludervi, non è così! Generalizzare è sbagliato, oltre che infruttuoso, in quanto non è possibile sapere per certo se chi è magro è in salute e chi è in sovrappeso non lo è sulla base di un semplice sguardo esterno. Le diagnosi devono farle medici competenti che hanno studiato per poterle fare ed io, che sono un signor nessuno, non mi arrogo il diritto di farle, correndo il rischio di ferire le persone oltre a quello di fare una pessima figura.


2. Promuove la perdita di peso garantendoti di ottenere uno status migliore, in modo tale da farti investire una grossa quantità di tempo, energie e denaro, in un processo che non garantisce il miglioramento di vita in ambiti non c’entrano nulla con il peso. Riguardo questo punto possiamo prendere ad esempio film che ci hanno, sovente, mostrato due personaggi che fra loro viaggiano in parallelo: la ragazza bella e magra che a scuola è popolare e sta con il belloccio capitano della squadra di calcio da un lato, la ragazza grassa e sfigata che parla con 4 amici strambi dall’altro (spesso però possiede il contentino consolatorio: il bonus simpatia.) Amici miei, occorre smontare questa chimera, la magrezza non è garanzia di successo, amore e felicità, per questi occorre impegno, dedizione e un pizzico di fortuna, in buona sostanza molta più fatica di quanta ne serva per seguire una dieta.


3. Demonizza certi modi di mangiare elevandone degli altri, portandoti ad essere super vigile su quello che mangi, facendoti vergognare di certe scelte in fatto di cibo, ponendoli su un piano diverso dal semplice piacere di mangiare. Avere un criterio nel mangiare, farlo in maniera sana ed equilibrata, è cosa buona e giusta intendiamoci. Ma, a parer mio, quello stesso criterio dovrebbe portare a capire che, se in un determinato giorno si ha voglia di un determinato cibo, allora bisogna soddisfare quella voglia senza senso di colpa, perché di per sé nessun cibo è il demonio, tutto dipende dall’uso che ne si fa.


4. Opprime tutte le persone che non corrispondono alla sua immagine di “salute”, ciò danneggia le donne, le persone trans, le persone con corpi più grandi, le persone di colore e le persone con disabilità, compromettendo la loro salute tanto mentale quanto fisica. Ora, ci arrivate a capire che denigrare qualcuno che non corrisponde alla vostra immagine di salute è meschino oltre che inutile? Se vedete una persona che ha un fisico diverso dal vostro e vi sentite autorizzati a denigrarla per questo, arrivando addirittura ad affermare che probabilmente morirà in un minor tempo del vostro, poi non dovreste uscirvene con frasi del tipo “Eh, mA iO Lo DiCo pEr lA tUa SalUtE!!!!!!” perché ci fate la figura degli ipocriti. Ma poi perché dovrebbe interessarvi la salute di un estraneo? A me non è mai capitato, fumando una sigaretta seduta ad un bar, che qualcuno si alzasse improvvisamente per venirmi a dire quanto fumare faccia male a me e a chi mi sta intorno. La verità è che della salute di queste persone non vi importa nulla ma, il più delle volte, denigrate per il solo gusto di farlo, quando dovreste fare un ripasso di empatia (oltre che farvi i fatti vostri che male non fa, per inciso.)

Piccolo disclaimer: “Diet Culture” non significa “essere a dieta”, perché per uniformarsi a questo modo di pensare non è necessario seguire alcun tipo di dieta.



Nei social l’approccio all’argomento risulta sdoppiato: da un lato è possibile trovare profili di diversi attivisti che cercano di sensibilizzare, di giorno in giorno, le persone sull’argomento diet culture/fat shaming, dall’altro c’è chi marcia su questa cultura che siamo noi stessi a creare, con i nostri discorsi oltre che con le nostre scelte alimentari. A qualcuno, infatti, fa molto comodo alimentare questo stato di cose, fa molto comodo che le donne, in particolar modo, si dedichino così tanto al loro aspetto e al dimagrimento, fino al punto di spendere un sacco di soldi per raggiungere questo obiettivo. Il punto non è se sia giusto o meno dimagrire, ma questo non può e non deve diventare un tarlo fisso accompagnato dall’idea che più sei magro, più sei cool agli occhi degli altri.

Ci sono alcune aziende che hanno fatto fortuna grazie alla diet culture, piazzando sul mercato integratori miracolosi sostitutivi dei pasti nonché thè dimagranti venduti a prezzi esorbitanti dal momento che vengono fatti sponsorizzare da influencer più o meno noti. È con estrema amarezza che vi dico che l’obiettivo ultimo di queste aziende è il nostro denaro e non, ahimè, la salvaguardia della nostra salute. Per arrivare a questa conclusione non è necessaria un’indagine basata sul complotto condotta da Adam Kadmon ma basta notare che, nonostante il thè sponsorizzato dalla tizia appena uscita da Uomini e Donne abbia le stesse proprietà dimagranti del Thè Infrè che troviamo al supermercato, il prezzo del primo oscilla tra i 30 e i 70 euro mentre per il secondo bastano 5 euro. In secondo luogo, posto che qualcuno voglia dimagrire seriamente, a chi si sta affidando per farlo? Ad una influencer che a stento riesce a dire due parole in italiano? Ad una casalinga che ha trovato un modo facile e veloce per guadagnare online diventando “manager” e che bombarda i suoi contatti ogni giorno con tips motivazionali preconfezionate dove ci dice quanto sia meravigliosamente cambiata la sua vita da quando assume l’integratore X ad ogni pasto? Affidarsi a gente incompetente per dimagrire equivale ad affidarsi a Giucas Casella per problemi di udito anzichè rivolgersi ad un otorino. Se così non fosse non esisterebbero le categorie professionali di dietisti e biologi nutrizionisti.

Proprio perché voglio trattare l’argomento come merita, e cioè in maniera seria, ho chiesto a riguardo spiegazioni alla dott.ssa Maria Rosaria Silvestri, biologa nutrizionista, che ha gentilmente risposto ad alcuni miei quesiti.

· Come distinguere un professionista del settore da chi si spaccia come tale senza esserlo? “Le uniche tre figure professionali che si possono occupare di nutrizione sono il medico, il dietista e il biologo nutrizionista. Oltre queste tre figure professionali nessun altro può occuparsi di nutrizione. Per cui, nel momento in cui si ha intenzione di intraprendere un percorso nutrizionale, è bene verificare che la persona alla quale ci si sta rivolgendo appartenga ad una di queste tre categorie. Tutto il resto: coach alimentari, personal trainer o, ancor peggio, coloro che fanno parte di una multi-level che propina dei semplici integratori, non possono assolutamente redigere piani alimentari.”


In termini di salute qual è, per la stessa, la conseguenza più deleteria alla quale si va incontro nel momento in cui ci si rivolge a incompetenti?

Gli incompetenti non tengono conto di quella che è la situazione patologica della persona, e, nel mettere in campo scelte alimentari che non tengano conto di questa situazione, portano inevitabilmente ad un aggravamento della stessa. Più in generale è molto comune che si verifichi, specie quando si hanno dimagrimenti molto forti in breve tempo, di perdere peso ma perderlo male. Vedere scendere il numero sulla bilancia, infatti, non è sentore di un buon dimagrimento, questo lo si ha quando avviene a carico della massa grassa o, al massimo di liquidi extracellulari laddove c’è un eccesso di liquidi. Il peso può scendere comunque, specie con piani alimentari molto restrittivi, però si perde in massa muscolare che mantiene alto il nostro metabolismo, che ci dà energia, o in liquidi “buoni” portando alla disidratazione. Quindi è molto comune che il peso perso in poco tempo lo si riacquisti altrettanto velocemente in seguito al ritorno ad un’alimentazione normale e non più ipocalorica. È opportuno quindi rivolgersi a professionisti che abbiano i mezzi per valutare i cambiamenti a carico della massa grassa e della massa magra.”

Come è possibile riconoscere un regime dietetico “sano” da uno inadeguato ai bisogni nutrizionali del nostro corpo?

“Un protocollo alimentare deve essere sempre supportato da una corretta anamnesi della persona. Bisogna capire quali sono le patologie di cui quella persona soffre, quali sono i farmaci che vengono assunti, capire lo stile di vita. Tutto ciò può farlo in modo scrupoloso solo un professionista e non un improvvisato che non sa neppure dove mettere le mani su questi argomenti”.


Concluderei agganciandomi all’ultimo punto chiarito dalla dottoressa invitando chiunque a diffidare dalle parole provenienti dai ciarlatani di Instagram che, prendendosi gioco delle insicurezze altrui, cercano di spillare denaro, o dalla dieta a base di mela verde che trovate sull’ultimo numero di DipiùTV. Se davvero si sente il bisogno o si ha necessità perché ci sono patologie alla base, di un cambiamento fisico più o meno importante, la prima cosa da sapere è che si tratta di un percorso per il quale serve molta motivazione in quanto può durare molto tempo, per affrontare certi tipi di cambiamenti si mettono in moto dei processi psicologici oltre che fisici e, per queste ragioni, è necessario un tipo di supporto e un’assistenza che solo un professionista serio sa e può dare.



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