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Fine vita, un diritto da conquistare!


Marco Cappato
Marco Cappato

Lo scorso 11 Marzo la Camera ha approvato, con 253 voti favorevoli, il disegno di legge che dovrebbe regolare le condizioni e le modalità con cui ciascun individuo può esercitare il proprio diritto a smettere di vivere.


Nell’Italia del 2022, nonostante le note vicende di Piergiorgio Welby, Eluana Englaro e Dj Fabo, persiste un vuoto normativo in tema di fine vita e, di conseguenza, un distacco non trascurabile dalla piena affermazione del vivere civile. Il testo del ddl - proponendosi di sanare l’imperdonabile procrastinazione della politica italiana nel colmare le proprie lacune - recepisce il principio sancito nella storica sentenza n. 242/2019 della Corte Costituzionale, pronunciatasi sul caso Cappato e sulla legittimità costituzionale dell’art. 580 c.p.: non può essere punito chi agevola il suicidio di un malato terminale, a patto che sussistano l'irreversibilità della malattia, gravi sofferenze da questa causate, la piena coscienza del paziente e la sua dichiarata volontà di porre termine a tale condizione, il fatto che il malato sia tenuto in vita da trattamenti di sostegno.


Gli 8 articoli del testo di legge gravitano attorno all’individuazione di presupposti di natura etica e fattuale che consentano al soggetto di poter accedere all’aiuto al suicidio tramite l’assistenza del servizio sanitario, a cui è delegato il compito di individuare, caso per caso, il tipo di trattamento da eseguire. Ne deriva la non applicazione degli artt. 580 e 593 c.p. per il personale sanitario, amministrativo, nonché per chiunque agevoli il paziente nell’esecuzione della procedura di morte; resta fermo, tuttavia, il diritto all’obiezione di coscienza, sebbene sia auspicabile che lo stesso, attraverso il controllo delle Regioni sulla sanità pubblica, non vada a costituire un limite assoluto al libero esercizio del diritto al suicidio assistito.


Nella delicata zona di confine tra l’etica e la politica, tra piccoli traguardi e grandi contraddizioni ancora da risolvere, l’avanzamento della proposta di legge sul fine vita adesso continuerà in Senato, nella speranza di poter addivenire ad una regolamentazione quanto più possibile equa, inclusiva, dignitosa.


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