Autore: #MartinaLeandri
“Nell’ultimo decennio tutti i Governi hanno contribuito a sgretolare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la maestosa opera pubblica costruita per tutelare la salute delle persone”. È quanto afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, analizzando entità e trend del definanziamento del SSN nel periodo 2010-2019.
Nata come Associazione nel 1996 il Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze (GIMBE) è dal 2010 una vera e propria Fondazione, iscritta nel registro delle persone giuridiche della prefettura di Bologna. La Fondazione con sede nel capoluogo Emiliano-Romagnolo, che non ha fini di lucro, ha lo scopo di promuovere attività di formazione e ricerca in ambito sanitario, senza alcuna forma di erogazione di assistenza sanitaria.
Come mostrato dal grafico in copertina, dal 2010 ad oggi sono stati fatti oltre 37 miliardi di tagli all’SSN italiano, suddivisa in modo diverso tra i vari Governi susseguitisi. La pandemia di questo 2020 ha evidenziato, nell’ambito della formazione medica, problemi già noti e ha reso problematici alcuni fenomeni che non apparivano tali: borse di specializzazione non sufficienti, che hanno negli anni creato un imbuto formativo e carenza di virologi e di rianimatori, oltre a una più generale carenza di medici.
Il decreto Rilancio del Governo Conte dello scorso maggio ha previsto per la sanità una dote di 3,25 miliardi di euro, che si aggiunge agli 1,4 miliardi previsti dal decreto Cura Italia. Quanto alle allocazioni 1,26 miliardi vanno all’assistenza sul territorio, quasi un miliardo e mezzo all’assistenza ospedaliera e 431 milioni circa a nuovi investimenti sul personale (tra assunzioni e incentivi). Inoltre, per aumentare il numero dei contratti di medici specializzandi sono stati stanziati 105 milioni per il 2020 (e altrettanti per il 2021) con l’obiettivo di coprire 4.200 nuove borse di studio.
Dopo questa pandemia, avremo davvero un nuovo Rilancio? O dimenticheremo di nuovo cosa vuol dire avere un Sistema Sanitario che funzioni?