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La sindrome di Stendhal

La Gioconda

La sindrome di Stendhal è una delle sindromi psicosomatiche più note e suggestive, deve il suo nome allo scrittore francese Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal, che durante una visita alla Basilica di Santa Croce a Firenze fu colto da un’improvvisa crisi che lo costrinse ad uscire. Stendhal, come lui stesso scrisse, totalmente assorbito dalla contemplazione di quella sublime bellezza, raggiunse uno stato di estasi “celestiale”, cosi profondo da impedirgli i movimenti e da provocargli una forte tachicardia.


Fu la psichiatra italiana Graziella Magherini, sul finire degli anni ’70 a identificarla e a descriverla scientificamente per la prima volta. La Magherini, infatti nel suo libro ’’La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell’arte’’, espose numerosi casi di turisti che, in visita agli Uffizi, venivano colti da malori inaspettati e non ben definiti.

Chi viene colpito da questa sindrome afferma di esser stato sopraffatto dalla bellezza, e di avere vissuto uno stato di depersonalizzazione, incanto ed estasi. Altri sintomi che comunemente vengono descritti sono senso diffuso di malessere, sensazione di disagio, sudorazione, agitazione, pianto, giramenti di


testa, vertigini, nausea e vomito, palpitazioni e tachicardia.

La sindrome di Stendhal, e altre sindromi simili quali la sindrome di Parigi, o la sindrome di Gerusalemme, ci mostrano l’innata capacità che la Bellezza possiede di comunicare con gli strati più profondi e inconsci dell’essere umano, scatenando in lui stati emotivi intensi, autentici e non mediati dalla ragione. La Bellezza è quindi scoperta, stupore, unicità, diversità, è rispetto e gratitudine, ma soprattutto in un mondo sempre più dominato dagli ‘’automatismi delle macchine’’ e stretto nella rete di quella che Max Weber chiamava la ‘’gabbia d’acciaio’’, la bellezza è libertà.


E voi come reagite di fronte a qualcosa di bello?




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