Da qualche mese, sono noti a tutti gli effetti delle restrizioni legate alla pandemia sui conti pubblici degli stati del mondo.
I livelli di debito rispetto al PIL, dopo anni di ridimensionamenti o crescite contenute, hanno subito sbalzi repentini verso l’alto: nelle tre economie principali, Stati Uniti, Europa e Cina, si è osservato una crescita da valori intorno al 253-262% al 292% in un anno.
Il Giappone, poi, noto per la posizione di sovra indebitamento sistemico, ha raggiunto nel Q4 2020 il 419% di rapporto debito PIL.
Le testate giornalistiche di tutto il mondo sono particolarmente preoccupate dell’indebitamento di una nazione in particolare: la Cina. Anche se il livello di debito rispetto al PIL della repubblica popolare è in linea con quelli di Europa e Stati Uniti, presenta delle caratteristiche di singolarità che generano allarmismo tra gli analisti.
Infatti, mentre le economie occidentali presentano una distribuzione uniforme di debito pubblico e privato, la massa di finanziamenti delle aziende cinesi è predominante su quella governativa. A fine 2020, l’indebitamento di aziende private non finanziarie si attestava intorno al 160,7% del PIL cinese, contro l’84.6% per gli US e 115,1% per l’area euro.
La leva generata dal capitale preso a prestito ha permesso alla Cina di diventare la seconda potenza mondiale dopo gli Stati Uniti, a discapito del Giappone.
Che cosa accadrà in futuro? Potrà questa bolla di debito privato frenare l’avanzata della Cina verso il primato economico internazionale?
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