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LE PAROLACCE



Ci è sempre costato tanto assimilare tempi verbali, regole grammaticali, declinazioni e concordanze, eppure le parolacce ce le siamo imparate tutte! Aggiungi anche, ci piacciono così tanto da volerle imparare anche in altre lingue.


Primariamente vengono usati come valvola di sfogo. Supponiamo che durante la notte sentissimo l'urgenza del bagno e in mezzo al sonno urtassimo il mignolino nello spigolo del comodino: se la reazione reazione fosse abbattuta il calendario, vi stareste facendo del bene. Difatti, secondo uno studio della Keele University School of Psychology (UK), la tolleranza al dolore incrementa di un 50% se accompagnato dal colorito turpiloquio.


Sono usati anche in più leggi, per sfuggire da quelli che sono i canoni sociali per cui queste parole sono sconsigliate, data le sue capacità di abbraccio nei confronti di chi ne fa uso. Per capirsi, l'italiano medio in vacanza, alla bella fanciulla svedese che chieda di insegnarle un terribile buongiorno o “grazie” in italiano, diventerà favoloso fiumi di parole poco educato, scatenando l'ilarità dei presenti.


Si manifestano poi in forma di difesa o di avvertimento, come fare il cane ringhiando. In particolare, il sistema scolastico tradizionale evita di inserire nei programmi e nei libri di testo questo tipo di linguaggio, per salvaguardare la visione aulica di una lingua (e della sua letteratura). Ma più professori di lingua ritengono che si debbano insegnare le parolacce, per rendere gli studenti padroni del gergo, insegnandogli appunto a "difendersi".


Ma ciò che veramente intriga della parolaccia è la potenza che esercita. La parolaccia ha la capacità di far sembrare le altre parole semanticamente vuote. La parolaccia nasce dall'impulso, è diretta, sconvolgente e beffarda, perché altro non è che la verbalizzazione di uno stato d'animo. In questo senso, il linguaggio volgare è più affine al linguaggio della poesia, perché non è inconcludente ma anzi, compie il suo fine fine di comunicare il messaggio (chiaro e forte!).


Pensate che il turpiloquio sia da accettare come parte integrante della lingua o una pratica da scoraggiare?



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