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Letargo umano: che prospettive abbiamo?

Jack Nicholson ipotermia neve
Le prospettive dell'ipotermia terapeutica

Il letargo, anche torpore nel linguaggio scientifico, è una delle più antiche e misteriose condizioni osservate nella biologia animale.

Si tratta di uno stato di quiescenza sfruttato da alcuni animali per ridurre al minimo le proprie funzioni vitali in modo da superare il freddo invernale.

La chiave di questo meccanismo è la riduzione dell'utilizzo dell'ossigeno nell'animale, che induce una serie di eventi a cascata, primo su tutti la drastica diminuzione della temperatura corporea (lo scoiattolo artico arriva a -2°C).


E l'uomo? Beh l'uomo non può andare in letargo... non ancora.

Il raffreddamento del corpo umano (#ipotermia terapeutica) è una pratica che utilizziamo dallo scorso secolo in diverse pratiche mediche: riducendo il consumo di ossigeno cellulare, possiamo proteggere tessuti "nobili", come cuore e cervello, da una serie di condizioni dannose.

Si tratta però di un blando raffreddamento, di 4 o 5 °C, molto lontano dal letargo.


La cosa che gli si avvicina di più è la #crionica, un servizio offerto da alcune aziende americane, che dal 1967 permette di preservare a temperature bassissime (-196°C) uomini e donne appena deceduti per malattie di cui ancora non abbiamo una cura, con la speranza che la medicina futura possa risolvere la loro condizione. Il problema è che ancora oggi non abbiamo la tecnologia sufficiente per riportare in vita queste persone.


Quali benefici porterebbe all'uomo?

Si studia il torpore per riuscire a ridurre il metabolismo di pazienti in condizioni critiche, ma i vantaggi che porterebbe sono molti: banalmente quando gli animali vanno in letargo, nonostante rimangano immobili per mesi, sono preservati dall'#osteoporosi e dall'atrofia muscolare.


Inoltre durante il letargo le cellule tumorali, essendo comunque cellule del nostro corpo, smettono di proliferare così come fanno tutte le altre.. proprio così, i #tumori si bloccano, e ciò permetterebbe di avere tempi estremamente più lunghi per intervenire, e con terapie molto meno "aggressive".


Riusciremo mai ad indurre il letargo nell'uomo?

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