All’inizio del 1900, le prime manifestazioni dedicate alla partecipazione attiva della donna in società e al riconoscimento dei suoi diritti civili, hanno avuto una caratterizzazione fortemente politica e il contesto storico di riferimento non ha favorito la conservazione nel tempo del reale ed originario significato da attribuire alla Giornata internazionale della donna. Ma con una risoluzione del 1977, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite propose a ciascuno degli Stati membri di istituire una “Giornata per i diritti delle donne e per la pace internazionale” da celebrare una volta all’anno; l’Italia e molti altri Paesi scelsero proprio l’8 Marzo.
Nel giorno simbolo della lotta per i diritti delle donne, ci piace ricordare la storia di Lidia Poët: la prima avvocatessa del Regno d’Italia ad iscriversi all’Ordine degli Avvocati di Torino nel 1883. Un fatto che sollevò le polemiche dei giudici più conservatori, in particolare del procuratore generale del Re, la cui indignazione si spinse sino in Corte d’Appello, dove venne accolta la sua richiesta di revoca dell’iscrizione all’ordine dell’avvocato Poët. Anche la Cassazione confermò la decisione, facendo forzatamente riferimento all’esclusione per legge delle donne dagli incarichi pubblici e, in maniera ancor più disdicevole, alle maldicenze che avrebbero invaso l’opinione pubblica se i giudici si fossero trovati a dar ragione “ad una leggiadra avvocatessa” nel corso delle udienze a cui ella avrebbe presenziato. Lidia Poët, grazie al suo continuo impegno civile e al valore che le era connaturale, continuò a battersi per il miglioramento della condizione femminile nel mondo e ottenne illustri riconoscimenti a livello internazionale. Soltanto nel 1919, con la Legge Sacchi, le porte dell’impiego pubblico e dell’avvocatura vennero aperte anche alle donne: ormai sessantacinquenne, la Poët entrò legittimamente a far parte dell’Ordine degli Avvocati di Torino.
Come Lidia, anche oggi molte donne sono rappresentanti di un universo femminile troppo spesso vessato da pregiudizi antiquati e lontani da un’effettiva parità di genere: cosa fare per ispessire il significato dell’8 Marzo?
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