Ormai è un dato di fatto: la matematica è un incubo per quasi tutti gli studenti, la maggior parte nemmeno ci prova ad entrare in questo mondo affascinante. Ne consegue che, in generale, gli italiani non brillino in tale campo. Purtroppo questo può incidere molto sulla crescita economica e sociale di uno Stato.
Nel 2014, Anna Maria Lusardi, un’esperta in educazione finanziaria, ha misurato il livello di alfabetizzazione finanziaria in 144 Paesi, tra cui l’Italia. Tra i primi posti troviamo i Paesi del Nord Europa - in ordine Norvegia, Danimarca e Svezia - all’80° posto la Germania e al 13° gli USA. E l’Italia? Si è classificata al 63° posto, sotto il Togo, uno stato africano in via di sviluppo. Il dato è ancora più tragico se si pensa al fatto che, nell’indagine, metà delle domande erano semplici operazioni matematiche.
Sempre nel 2014, Paolo Canova - matematico - e Diego Rizzuto - fisico -, laureati all’Università degli Studi di Torino e fondatori della società ‘Fate il nostro gioco’, hanno voluto approfondire questo aspetto. Hanno intervistato i cittadini che passeggiavano per le vie di Torino ponendo loro domande riguardanti “banali” calcoli di percentuali, come ‘Qual è l’1% di 300? E il 10%?’. Le performance degli intervistati? Basse, bassissime. Pochi avevano in mente quali calcoli eseguire nella propria mente per arrivare al risultato e pochissimi sono effettivamente giunti alla risposta corretta. Peggio ancora, alcuni nemmeno ci hanno provato.
Il rifiuto della matematica: questo è forse il dato più scoraggiante e anche quello più preoccupante. Fare matematica non significa solo saper calcolare integrali complicati o trovare la soluzione a problemi astratti. Fare matematica significa anche risolvere piccoli calcoli nella vita di tutti i giorni, ed è molto importante. Senza che quasi ce ne accorgiamo, la matematica si nasconde dietro agli sconti al supermercato, ai tassi di interesse di un prestito, ai guadagni relativi a manovre finanziarie e a moltissimo altro. È, per così dire, onnipresente. Rifiutarla e delegare ad altri il compito di comprenderla e di sfruttarne tutta le sue potenzialità è un errore enorme. Senza di essa non possiamo sperare di poter fare delle scelte economiche convenienti o di riuscire a navigare tra i dati, le manipolazioni e gli inganni che la società ci presenta tutti i giorni. Infatti, come sottolinea l’astrofisica Ersilia Vaudo, Chief Diversity Officer all’Agenzia Spaziale Europea (ESA), la matematica è un abilitatore del domani: essa può rappresentare la possibilità di far parte del perimetro di competenze, quelle scientifiche, che rendono possibile il futuro. La matematica rappresenta un linguaggio universale, uno sguardo sul mondo. La stessa scienziata sottolinea che nel 2017, in seguito a risultati in discesa in questo settore, la Francia dichiarò la matematica un’emergenza nazionale. L’allarme fu lanciato non solo per il fatto che un Paese debole in matematica sarà anche un Paese debole economicamente, ma anche per il carattere democratico che la matematica può avere. Chi resta fuori da questa disciplina tende ad un’eccessiva semplificazione delle situazioni e dei ragionamenti che nella realtà risultano invece ben più complessi, ad avere una fiducia in se stesso indebolita e ad esercitare meno bene i diritti di cittadino.
La numeracy - l’abilità di utilizzare strumenti matematici per la risoluzione di problemi nella vita quotidiana - insieme alla literacy - l’attitudine a utilizzare strumenti socio-culturali, valutare le informazioni e costruire nuove conoscenze-sono indici del capitale umano di una nazione.
A livello macroeconomico, più il livello è basso più un Paese perde credibilità, e quindi competitività, rispetto agli altri. Un cittadino più formato in ambito matematico e scientifico effettua delle scelte economiche migliori ed è pronto a valutare in modo critico le informazioni che riceve: è più consapevole e ciò non può che giocare a favore della crescita della nazione. Non è un caso che il reddito pro-capite medio sia più alto nei Paesi popolati da cittadini più istruiti.
A livello microeconomico invece, maggiori competenze equivalgono a una maggiore possibilità di trovare lavoro e a uno stipendio in media più elevato.
E tu? Pensi di essere un cittadino consapevole? E quali credi possano essere le strategie per portare l’Italia sul podio di queste classifiche e renderla competitiva a livello europeo e mondiale?
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