Autore: #FulvioAdelfio
Nelle ultime settimane, o meglio mesi, abbiamo sentito spesso dire quanto sia importante mantenere l'indice Rt inferiore all’uno. Ma risulta naturale chiedersi perché proprio minore di uno, e cosa significa?
Intanto facciamo chiarezza: R0 o Rt?
All'inizio di questa pandemia spesso sentivamo parlare di R0 ed adesso Rt, ma cosa cambia? R0, indice di riproduzione netta di una malattia, rappresenta il numero medio di infezioni trasmesse da ogni individuo infetto, quindi il potenziale di trasmissibilità misurato ad inizio pandemia. Importante è avere questo punto di riferimento rispetto all'origine della pandemia, fase dove non sono stati messi in campo farmaci o sistemi di contenimento da parte del governo. La definizione di Rt rimane uguale, anche se viene rilevato di settimana in settimana potendo valutare gli effetti delle manovre adottate (Ad esempio a seguito dell'ultimo DPCM l'indice Rt è passato da 1,7 a 1,3)
Da cosa dipendono R0 e Rt?
È Intuibile che queste funzioni possano dipendere dalla probabilità di incontrare nuove persone e nello specifico, da quanti contatti una persona infetta ha, considerando al contempo per quanto tempo rimane contagiata. Ovviamente questi valori cambiano se sono un contadino disperso in Sardegna o un influencer a Milano.
La soglia limite di pericolosità dell'Rt definita ad aprile era 1, perchè?
Oggi, come ad inizio pandemia, ci troviamo ad avere un valore Rt maggiore di uno, ciò significa che una persona in media ne contagia almeno un'altra. Ovviamente con un valore ad esempio di 0,5 non significa che abbiamo bisogno di 2 persone per contagiarne una, sempre e solo una persona serve per contagiarne un'altra, ma che in media 1000 persone contagiate ne contagiano circa 500.
L' Rt e l'R0 inoltre per maggiore consistenza non tengono conto degli asintomatici in quanto essi più difficili da individuare (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare stima che considerando anche gli asintomatici il valore toccherebbe quota 3).