Autore: #MartaAllegri
Alzi la mano chi non ha mai googlato la domanda: quando finirà la pandemia da Covid19? Per curiosità, che tipo di risposte avete ottenuto? Salvo qualche bufala, forse vi sarete imbattuti nell’articolo di Gina Kolata scritto per il NYT, sulla fine della pandemia da coronavirus.
Infatti, secondo gli storici sono due le definizioni di conclusione di una pandemia. La prima, quella di tipo “epidemiologico”, avviene nel momento in cui la società sarà sufficientemente immune e in grado di prevenire una trasmissione diffusa e continua del virus. La seconda, invece, di natura “sociale”, avviene nel conseguente ripristino delle normali attività economiche, che saranno riprese senza percepire alcun rischio di contagio. A contribuire al termine della pandemia (in ambo i sensi) sono gli strumenti di prevenzioni quali la vaccinazione, le terapie farmacologiche mirate ed il continuo rafforzamento della sanità pubblica, misure capaci di porre la parola fine all’emergenza in corso.
Ma cosa significa tutto questo? La concezione di fine sociale di una malattia può verificarsi non perché si è raggiunta la sconfitta del morbo, quanto nella capacità delle persone a convivere in risposta agli effetti del virus. Pensiamo al caso della peste bubbonica: pur non essendo chiaro cosa abbia provocato la fine del virus, tra gli esperti, c’è chi afferma che sia stato il freddo ad uccidere le pulci, quali veicolo della malattia, come d’altro canto, c’è chi sostiene che il virus si sia evoluto fino a diventare meno mortale per l’uomo. Comunque sia andata, dopo la terza epidemia di peste, la società dell’epoca decretò la fine dell’emergenza ben prima della conclusione epidemiologica.
Secondo McKinsey, la pandemia da Covid-19 terminerà soltanto nel momento in cui la popolazione riacquisirà la fiducia di tornare alla vita normale senza rischiare di dover mettere in pericolo se stessi o gli altri. Alla luce della scoperta dei nuovi vaccini, siete pronti per il countdown finale?
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