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Separazione e Divorzio: dar parola ai figli


Raccontare per elaborare

Parlare di separazione-divorzio significa necessariamente parlare di figli che si trovano a vivere vicende che non hanno scelto. In un articolo precedente si è riflettuto sulla possibilità di rimettere in circolo fiducia e speranza in legami che rischiano altrimenti di portare con sé soltanto una grossa quota di dolore, ma poco spazio è stato dato all’importanza di dar voce a chi la separazione ha dovuto toccarla con mano senza poter mettere parola.


Per un bambino che ha vissuto tutto questo, la parola fornisce l’occasione di tornare soggetto attivo nella vicenda familiare: è autorizzato a esprimere come si sente, a non essere più soltanto oggetto passivo di un flipper tra i genitori. Un bambino senza questa possibilità, infatti, è mancante di uno spazio riflessivo in cui poter elaborare quanto accaduto. Quel che rischia di inchiodarlo è la richiesta di conformarsi a quanto detto dall’adulto, adulto spesso guidato dal tentativo di nascondere per non ferire. In un suo testo Silvia Vegetti Finzi dà voce al dolore dei bambini attraverso i loro stessi racconti: troppe volte un padre o una madre spariti nel niente son rimasti tra non detti e spiegazioni assenti, non fornendo così l’opportunità al bambino di capire ed elaborare quanto accaduto. Spesso i genitori cercano la formula migliore, quella che farà soffrire meno, ma si tratta di un dire che in realtà non lascia spazio per il pensiero. Le menzogne– anche con le migliori intenzioni – rischiano purtroppo di porre con le spalle al muro e privano della possibilità di interrogarsi e farsi domande.


Poter raccontare la separazione – in modo consono all’età – è dare al bambino l’opportunità di ‘vestire’ i suoi vissuti, utilizzando le parole come canale per dar forma a quel che sente nel cuore: possono essere parole sussurrate silenziosamente o urlate dal dolore, ma fondamentale è fornire questa occasione di vestire i propri contenuti interiori. Le parole sono un canale per esprimere sentimenti, emozioni, pensieri e quelle di questi figli non aspettano altro che orecchie – e cuori – pronte ad accoglierle.


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