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Viola Francini

Soldi e politica, da dove nasce il dibattito?


Sede del Parlamento Italiano
Sede del Parlamento Italiano

Soldi e politica: un binomio delicato, da sempre al centro del dibattito dei cittadini italiani. È di qualche settimana fa la notizia che il Presidente del Consiglio Mario Draghi non percepisca il suo compenso da premier. Il fatto riapre la ferita mai rimarginata riguardante gli stipendi dei politici italiani. Che siano alte cariche, parlamentari o senatori a vita, i loro vitalizi sono sempre stati al centro di un acceso dibattito.


Ma c’era un tempo in cui il lavoro politico era considerato dovere e onore a tal punto da non dover determinare un compenso. Quest’usanza risale all’Antica Roma ma si protrae ancora nel 1900, anno in cui Pietro Chiesa venne eletto deputato alla Camera. Non solo apparteneva alla classe operaia ma i compagni, portuali come lui, raccoglievano denaro per mantenerlo a Roma, tanto era importante la sua presenza in Parlamento. Simile è la storia del deputato-contadino Pietro Abbo, socialista, che, non avendo del denaro sufficiente per pernottare a Roma, usufruiva del cosiddetto “permanente”, il permesso concesso dalle Ferrovie Statali per dormire sul treno fino a Roma. I loro percorsi si incrociano nel 1912, quando fu introdotta l’indennità parlamentare, il sussidio statale che permise ad Abbo di dormire a Roma e a Pietro Chiesa di fare a meno della colletta dei compagni.


Oggi, Anno Domini 2021, in Italia ci sono ancora 630 deputati alla Camera e 315 al Senato, in attesa che diventi legge il taglio sui parlamentari. Sempre in Italia, ogni deputato costa ogni anno quasi 1,6 milioni, la cifra più alta tra i principali paesi europei che dispongono del sistema delle camere. Ma il fatto curioso è che risulta maggiore la spesa per il personale amministrativo in pensione (276 milioni) rispetto a quello attivo (210 milioni).

Singolarmente un parlamentare di Montecitorio guadagna una media che si aggira intorno ai 10.000 euro al mese. A cui si vanno ad aggiungere più di 3.500 euro per le spese di soggiorno a Roma, diaria che viene assegnata a tutti i deputati, compresi i residenti nella Capitale. Rimangono ancora da sommare 1.110 euro per gli spostamenti in taxi, più 3.690 euro per pagare i portaborse. Viene fuori che il salario di un deputato è 5,5 volte superiore rispetto allo stipendio medio di un italiano che si aggira intorno ai 2.500 euro.


Fonte: Centro Interuniversitario di ricerca sul cambiamento politico dell’Università di Siena
Fonte: Centro Interuniversitario di ricerca sul cambiamento politico dell’Università di Siena

Altro capitolo sono i senatori a vita, figura che ha un costo per lo Stato italiano anche dopo la morte. Infatti, al termine naturale del loro mandato, gli eredi dei senatori possono richiedere la liquidazione, in gergo definita “assegno di fine mandato”. Tutti i senatori a vita hanno richiesto questo beneficio dagli anni Cinquanta ad oggi, raggiungendo quota 34. Esemplare il caso di Giulio Andreotti: la famiglia richiese i soldi spettanti dall’attività e ricevette una cifra intorno al milione di euro.


Gli stipendi politici tornano quindi ciclicamente a creare dibattito nell’opinione pubblica italiana, in particolare nello scenario post-referendum. Infatti, dopo il voto del 20-21 settembre 2020 sul taglio dei parlamentari, è in corso la modifica della Costituzione che andrà ovviamente a ridurre anche i costi della politica. L’augurio rimane sicuramente un modello più snello ed efficiente di Parlamento, ma per il momento le carissime spese della politica e dei deputati italiani rimangono intatte.

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