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Tutti fotografano il David di Michelangiolo? Il caso di Thomas Struth


Turisti in visita alla Galleria dell'Accademia di Firenze per ammirare la scultura del David
Turisti in visita alla Galleria dell'Accademia di Firenze per ammirare la scultura del David di Michelangelo

Via Ricasoli, a Firenze, è sempre stata popolata da frotte di turisti pronti a sostare per ore sotto il sole cocente, pur di poter fotografare il David di Michelangelo, conservato alla Galleria dell’Accademia e tra le opere d’arte più fotografate e iconiche. Ma non è stato così per tutti.


Il fotografo tedesco Thomas Struth ribalta completamente la prospettiva: del 2004 è la serie Audience (Spettatori), i cui scatti sono ambientati nella sala che ospita il David ma nei quali, curiosamente, la maestosa scultura non compare mai.


I protagonisti, infatti, sono i visitatori, catturati inconsapevolmente da una macchina fotografica nascosta sotto la statua. L’inquadratura ribassata elimina dalla visuale qualsiasi riferimento alle altre opere presenti nelle sale e gli spettatori, immortalati frontalmente nell’atto di guardare il David, si agglomerano, colorati e scoordinati, in uno spazio ipotetico.


Il vero soggetto di questa serie di scatti, quindi, non è l’opera d’arte o qualcosa di esteticamente degno di nota. È, bensì, in un ribaltamento concettuale e prospettico, chi si pone nella condizione passiva di guardare quel qualcosa di esteticamente bello, celato a noi, terzi spettatori che adottiamo il punto di vista del David, che diventa così il primo spettatore per eccellenza.


I turisti, armati di macchine fotografiche, marsupi e cappelli, sono ritratti in pose completamente naturali, mostrando chi una postura stanca e svogliata, chi l’obbligata torsione del collo verso l’alto, chi una rigida concentrazione. Questa serie è interessante sia per il gioco di rimandi che gli scatti mettono in scena, sia soprattutto per la portata sociale di mostrare una prospettiva ribaltata del turismo di massa e la fruizione dell’opera d’arte.


Non solo l’arte in sé o l’immacolata sala del museo, ma anche ciò che ruota intorno a queste, ovvero lo sguardo di miliardi di occhi che guardano le opere svogliati o affascinati, costretti o sinceramente innamorati e che rappresentano i destinatari dell’opera e i protagonisti del turismo massificato.


E voi che dite: sarebbe così iconico il David senza tutti questi occhi?

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