Autore: #FedericoSpagnolli
La paura, spesso, assume una connotazione negativa e viene vista come se fosse un limite, qualcosa dal quale l’individuo si deve difendere, negandola o cercando di evitarla. Ma cos’è veramente la paura?
Innanzitutto è un’emozione - come gioia, tristezza, rabbia e disgusto - e in quanto tale è un’esperienza vitale essenziale che ognuno sperimenta nel quotidiano. Se ipotizzassimo un continuum con agli estremi l’assenza e l’eccessiva presenza di paura, capiremmo che entrambe risulterebbero essere risposte disadattive per l’individuo, poiché nel primo caso, si rischierebbe di non riconoscere un pericolo e nell’altro, di farci sopraffare dalla possibilità che si verifichi. Tra gli estremi possiamo trovare un equilibrio, ovvero una “giusta dose” di paura, che permette all’individuo di attivare una risposta adattiva alle situazioni, così da poter evitare il pericolo che ce la instilla, senza dover entrare in una spirale d’ansia.
Perciò, la paura permette all’organismo di prepararsi a far fronte allo stimolo temuto con delle reazioni che coinvolgono la sfera comportamentale (es. scappare), quella cognitiva (es. il problem-solving) e quella somatica (es. aumento della frequenza cardiaca e della respirazione). Solitamente l’individuo reagisce a questa emozione attraverso due comportamenti: l’attacco (fight) e la fuga (flight). Capiterà che in alcune situazioni si prediliga una risposta di attacco e che in altre si prediliga la fuga. Tutte queste attivazioni portano l’individuo a reagire, in modo tale da permettergli di tornare ad uno stato di equilibrio, assumendo una valenza adattiva che gli garantisca la sopravvivenza.
La paura, quindi, può essere una compagna fedele e presente in ognuno di noi e, invece che combatterla, dovremmo piuttosto accettarla ed elaborarla, poiché dal suo riconoscimento emergono le risorse necessarie per sfruttarla. E voi, vi siete mai chiesti se siete più abituati a combatterla o a evitarla?
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