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Farmaci per morire


Fonte foto: informazione.it
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Cosa si usa per indurre il decesso di una persona?


Ad oggi sono state raccolte più di 750 000 firme a favore della legalizzazione dell’eutanasia in Italia e andranno presentate alla Corte di Cassazione. Se verranno approvate si andrà al voto nel 2022.


Ma da un punto di vista medico e farmacologico, cosa si intende per eutanasia?


Il termine “eutanasia” significa letteralmente “buona morte” (dal greco eu-thanatos) e indica l’atto di procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di una persona che ne faccia esplicita richiesta.

È importante sottolineare la distinzione tra eutanasia e suicidio assistito in quanto la prima non prevede la partecipazione attiva della persona interessata, è previsto infatti che la/il paziente richiedente assuma il trattamento letale tramite infusione endovenosa da un medico.


I farmaci utilizzati per indurre la morte appartengono a due classi farmacologiche già conosciute ed utilizzate anche in altre condizioni cliniche. Parliamo di sedativi e di bloccanti della placca neuromuscolare.


Il farmaco sedativo d’elezione per l’eutanasia è il tiopentale sodico 2000 mg, della classe dei barbiturici, che induce il coma nel/nella paziente. Lo step successivo è la somministrazione di un bloccante neuromuscolare necessario per la paralisi della muscolatura, il farmaco usato è il rocuronio bromuro 150 mg.


Questo protocollo di fine vita ha una durata molto breve, circa 5 minuti per l’induzione del coma e fino a 20 a minuti per ottenere il decesso dello/della assistito/a. La persona muore di arresto respiratorio seguito dall’arresto cardiaco.

E tu, sei a favore della legalizzazione di questa pratica?



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