Pensando allo psicologo, si immaginano due persone in una stanza che parlano tra loro: in realtà le stanze possono essere molto affollate e luogo di accesi scontri, come per chi si occupa di famiglia. Uno dei temi più trattati in questo settore è il ciclo di vita che essa percorre: come ogni organismo vivente la famiglia nasce, si sviluppa, matura e infine muore, passando il testimone alla generazione successiva.
Questo viaggio è segnato dagli eventi critici che innescano fasi di transizione: non si dimentica il giorno del matrimonio, la nascita di un figlio, la perdita di un caro. Ciascuno di questi avvenimenti chiede un riassestamento: c’è una perdita, simbolica o reale, che scuote le relazioni familiari e necessita di nuovo equilibrio adatto alla differente condizione. Con un figlio adolescente è fondamentale saper riconoscere il suo sano bisogno di autonomia, lasciandogli la possibilità di sperimentarsi; allo stesso tempo la casa deve restare luogo sicuro in cui tornare. Il giovane-adulto che si approssima a lasciare i genitori deve sentirsi libero di intraprendere la propria strada senza pensare di tradire, evitando di restare imbrigliato eternamente o attuando un taglio netto. Potrà così creare un proprio nucleo familiare senza dimenticarsi della propria famiglia di origine che sarà entrata a questo punto nella fase anziana.
Il ciclo di vita quindi – almeno nel suo iter normativo – comincia con la formazione della coppia, passa attraverso la nascita di un figlio e i suoi primi anni di vita, si confronta con l’adolescenza e l’entrata nell’età adulta ed infine torna alla dimensione coniugale con l’invecchiamento. I figli diventeranno così la prima generazione e dovranno confrontarsi con la perdita dei propri genitori, i quali resteranno in vita attraverso ricordi e racconti.
Per chi si occupa di famiglia il ciclo di vita è fondamentale perché la sofferenza si annida in situazioni in cui si resta impantanati senza possibilità di proseguire. La sfida è trovare risorse per ripartire, perdonare le mancanze ed aprirsi alla gratitudine che consente alla vita di proseguire.
E tu a che punto sei?
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