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Uno Stato di emergenza globale





11.325, questo il numero di decessi della prima epidemia di Ebola della storia avvenuta tra la fine del 2013 e l’inizio del 2016. Il virus fu isolato in laboratorio nel 1976 nell’attuale Congo e fino al 2013 ben poco si conosceva, se non che fosse trasmissibile agli uomini tramite i pipistrelli.


L’epidemia scoppiò simultaneamente in Liberia, Sierra Leone e Guinea. Fu proprio lì che colse alla sprovvista le popolazioni indigene. E, sfortunatamente, la risposta sanitaria fu lenta per colpa della povertà, della mancanza di ospedali e di adeguate protezioni per medici e infermieri. In quei luoghi, alcuni villaggi rurali erano praticamente irraggiungibili se non a piedi, che rendeva ancora più difficile permettere l’accesso a tutti nei centri di controllo infettivo. L’OMS dichiarò lo stato di epidemia e di emergenza sanitaria internazionale solo nell’agosto del 2014. Arrivarono, quindi, team medici, laboratori mobili e fondi, ma in netto ritardo rispetto a quanto realmente necessario per salvare la vita di più ammalati.


L’Ebola con un tasso di mortalità superiore al 30% arrivò ad intaccare quelle che erano le tradizioni della società locale, come la sepoltura dei cadaveri. Infatti, durante l’epidemia si scoprì che il virus poteva restare attivo nei liquidi biologici anche post mortem. Sangue, urine, saliva, erano tutti possibili mezzi di trasmissione: divenne quindi vietato toccare le spoglie.


Come disse il CEO di Last Mile Heart, associazione che lavorò in prima linea: “Un buon sistema in grado di rispondere a una minaccia non è un sistema di emergenza, ma è un sistema quotidiano in grado di rispondere alle emergenze”.


L’Ebola del West Africa si espanse anche in altre parti del mondo, costringendo aeroporti e linee aeree a chiudere. L’impatto, molto più che locale, richiamò l’attenzione della stampa internazionale rispetto a quello che stava accadendo. L’epidemia fu definita come “The Perfect Storm”.


2020. Siamo certi che esista una rete di collaborazione globale che possa intervenire per rispondere alle crisi internazionali di sanità pubblica e che l’Ebola non sia stata solo una tempesta perfetta?


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