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Fenomeno "Incel": celibi involontari che odiano le donne



Questi mesi di lockdown non sono serviti solo a farci impastare pizze il sabato sera e a farci praticare yoga la mattina ma, almeno per la sottoscritta, sono stati un’occasione per scoprire l’esistenza di diversi fenomeni legati al mondo dell’internet in cui bazzico quotidianamente. In particolare c’è stato un termine

che ho sentito più volte e che ha stuzzicato la mia curiosità, il termine (legato al fenomeno) INCEL.


Ma chi sono gli “Incel”?


Incel è una parola coniata a partire da “Involuntary celibates” che in italiano potremmo tradurre con l’espressione “celibi involontari”. Il termine “Incel” fu coniato negli anni novanta da una studentessa canadese bisessuale nota sul web come ‘Alana’ che creò un sito apostrofando i celibi involontari come, appunto, ‘incel’. Parallelamente allo sviluppo di internet, divenne poi oggetto di dibattito negli Stati uniti nei primi anni duemila quando vennero creati dei veri e propri forum a riguardo. In sostanza gli incel sono dei maschi eterosessuali che hanno forti difficoltà d’approccio con l’altro sesso, difficoltà che generano in

loro un grosso senso di frustrazione che molto spesso sfocia in misoginia, in un atteggiamento di repulsione e avversione nei confronti delle donne. Le donne, infatti, sono accusate di essere attratte solo da determinate caratteristiche quali soldi, status e, in particolare, l’aspetto fisico. Chi non eccelle in queste qualità inevitabilmente non avrà nessuna possibilità di risultare attraente ai loro occhi.

Gli incel si auto includono in tre categorie:

1. I “virgin” ossia coloro che non hanno mai avuto rapporti sessuali se non a pagamento.

2. I “kissless virgin” ovvero coloro che, oltre a non aver mai avuto rapporti sessuali, non hanno mai dato un bacio a una donna.

3. Gli “ugliest kissless virgin”, categoria più estrema, ovvero coloro che non hanno mai avuto rapporti sessuali, non hanno mai dato un bacio e, addirittura, neppure hanno mai avuto un contatto fisico con una donna.


Nella prospettiva degli incel la bellezza è un canone oggettivo e misurabile di precise caratteristiche fisiche come, ad esempio, la struttura della mascella o lo spessore dei polsi ecc.. Eppure l’aspetto principale che li rende poco attraenti nei confronti dell’altro sesso è la personalità: sono essi, infatti, caratterizzati da

un’insicurezza di fondo che, nella nostra società, è considerata un vero e proprio handicap non solo nei rapporti di tipo sentimentale/sessuale ma nei rapporti in generale. Gli incel si definiscono “redpillati”, termine che prende spunto dalla famosa scena del film “Matrix”, i quali, a differenza dei cosiddetti

“blupillati” sono consapevoli che il potere sociale sta in mano alle donne, nonostante i media e il pensiero comune ci indurrebbero a pensare il contrario.


Nonostante, a primo acchito, queste teorie possono sembrare grottesche, non dobbiamo cadere nell’errore di sottovalutare questo vero e proprio FENOMENO connesso a delle mutazioni sociali avvenute negli ultimi anni relative, in particolar modo, al ruolo di genere. Diversi studi, infatti, dimostrano come il ruolo di genere della donna sia mutato enormemente rispetto al passato.


Se prima su di essa gravava una forte pressione sociale che la voleva accasata e con figli a tutti i costi, portandola spesse volte a forzare quelle che erano le sue scelte di accoppiamento (non erano rari i matrimoni combinati dalle famiglie), oggi il suo ruolo risulta completamente capovolto rispetto a quello maschile che risulta essere tutto sommato stabile. La donna ha raggiunto una maggiore autonomia, un maggiore potere decisionale strettamente collegato ad una maggiore indipendenza economica dovuta al suo ingresso nel mondo del lavoro. Tutto questo fa sì che le donne possano selezionare i propri partner con

maggiore libertà e tranquillità rispetto al passato, senza l’ansia di doversi accasare a tutti i costi. Tutto ciò comporta, dal versante maschile, una crescita della competizione che causa difficoltà per coloro che faticano a rendersi attraenti agli occhi dell’altro sesso. La difficoltà nell’avere partner sessuali rappresenta per il maschio etero, ancor più che per la femmina etero, una fonte di sofferenza e frustrazione, non tanto per l’insoddisfazione dei propri impulsi sessuali, quanto più per il risvolto socio-culturale che consegue questa circostanza legata al proprio ruolo di genere.


Per i maschi etero il successo in questo campo viaggia di pari passo con una sorta di ‘successo sociale’: più ci si sentirà abili e performanti in tale ambito e più crescerà la propria autostima e ci si sentirà percepiti positivamente. Basti pensare a quanto sia diverso fra maschi e femmine l’etichetta di ‘vergine’ che è carica

di stigma soprattutto relativamente agli uomini. Infatti, per le donne le pressioni sessuali cambiano e il fatto di avere molti partner sessuali non è generalmente, a livello sociale, visto di buon occhio; il risultato di questa alterazione degli istinti legati ai ruoli di genere causa l’insorgenza di un forte disequilibrio fra

domanda e offerta sessuale: da una parte i maschi sentiranno la pressione ad avere più partner sessuali possibili, dall’altra le femmine ad operare maggiore selettività. Per gli uomini eventuali deficit in tale campo, genereranno un senso crescente di inadeguatezza, ciò porta a dire che una forte pressione sociale,

in particolare in ambito sessuale, potrebbe far insorgere nel maschio etero un meccanismo psicologico difensivo che porta ad un atteggiamento di forte ostilità nei confronti delle donne.


L’auspicio finale è che questo fenomeno sia sempre di più oggetto di attenzione da parte dei sociologi, vista la portata assolutamente da non sottovalutare, dal momento che il livello di frustrazione che si nasconde dietro questa condizione è talmente alto da dare adito a forme di violenza auto ma anche etero diretta, essendosi verificati casi di cronaca nera nei quali erano coinvolti sedicenti incel.




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