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La diplomazia dei panda: il soft power secondo la Cina


Se vi capita di visitare uno zoo e di incontrare un panda, sappiate che quel tenero orsetto è anche e soprattutto un insospettabile strumento diplomatico. Fin dai tempi antichi, la Cina offre strategicamente gli animali simbolo della propria nazione ad altri Paesi, al fine di costruire solidi rapporti bilaterali e diffondere il proprio prestigio internazionale.


Durante la Guerra Fredda, quando la pratica si fa massiccia, si comincia a parlare di diplomazia dei panda”. Il viaggio di Richard Nixon in Cina nel 1972 si conclude con la promessa da parte di Mao Zedong di inviare in dono agli Stati Uniti due panda giganti.


Negli anni a venire, la consuetudine del dono si trasforma. La Cina decide di concedere i panda ai Paesi amici tramite prestiti a lungo termine, dietro il pagamento di un milione di dollari l’anno per esemplare.


La diplomazia dei panda è stata per lungo tempo un ottimo esempio di esercizio del cosiddetto soft power: l’abilità di un Paese di creare consenso non attraverso la coercizione, ma tramite la persuasione. Negli ultimi anni, i panda sono stati per lo più offerti a nazioni con cui la Cina aveva interesse a concludere importanti accordi commerciali.


L’opinione pubblica è sempre più spesso critica nei confronti di questa leva diplomatica, che può avere influenze importanti sulle decisioni economiche e politiche dei Paesi ospitanti. La Danimarca, per esempio, nel 2019 ha inaugurato una struttura progettata appositamente per accogliere i panda, offerti da Pechino in occasione del voto del Parlamento danese per il riconoscimento della sovranità cinese sul Tibet.


Alle riflessioni politiche, si intrecciano quelle legate alla sostenibilità. Il Canada ha deciso di restituire i propri panda in anticipo, per via dell’enorme difficoltà di reperire il bambù di cui questi animali si cibano in gran quantità. Più in generale, le associazioni ambientaliste criticano da tempo la riproduzione in cattività, e incoraggiano il governo cinese a concentrarsi piuttosto sulla difesa della specie tramite la tutela del loro habitat naturale.


Conoscevate la "diplomazia dei panda"? Pensate che sia un modello efficace e ancora sostenibile?

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