Autore: #FrancescoVitale
In giurisprudenza, una sanzione è definita come la conseguenza negativa prevista per chi commette un illecito, ossia un’azione in contrasto con una norma giuridica. Tra le diverse funzioni che assolvono, le sanzioni hanno lo scopo di scoraggiare comportamenti ritenuti dannosi tramite la minaccia della loro irrogazione.
Oltre che giuridicamente, è possibile analizzare le sanzioni anche da un punto di vista economico. Nella teoria economica classica l’individuo, definito Homo Oeconomicus, agisce per definizione in maniera razionale, ed è dunque idealmente in grado di effettuare un’attenta valutazione dei costi/benefici associati alle proprie azioni, avendo come fine ultimo la massimizzazione del suo benessere personale. Le sanzioni hanno l’effetto di incrementare i costi di determinate azioni, influendo in tal modo sulle scelte degli individui. Ma affinché la funzione deterrente propria di tali strumenti si realizzi, è necessario che i costi introdotti superino i benefici rendendo svantaggioso il compimento di tali azioni.
Quando ciò non succede, la sanzione rischia di essere percepita semplicemente come un “prezzo” che legittima l’adozione di un comportamento scorretto. Un esempio di come ciò possa accadere deriva da un esperimento effettuato nel 1998 in alcuni asili della città di Haifa, in Israele, nei quali i genitori erano soliti arrivare in ritardo a prendere i loro bambini. In alcuni di questi asili venne introdotta una “multa” di €3,4 per ogni ritardo, mentre in altri venne soltanto tenuto sotto osservazione il numero di ritardi. Il risultato fu che negli asili in cui venne introdotta la multa i ritardi raddoppiarono, mentre negli altri il numero rimase stabile. Considerando che la retta mensile degli istituti ammontava a €483, e che il reddito medio mensile di un israeliano era di €1.923, il ritardo era stato fissato ad un “prezzo” effettivamente molto conveniente.
Ovviamente, nei vari contesti giuridici le sanzioni vengono sempre in qualche modo commisurate alla gravità delle violazioni commesse, ma fino a che punto esse hanno la possibilità di incidere sul libero arbitrio degli individui?
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