Questi ultimi giorni sono stati caldi per il risiko bancario italiano con la trattativa Mps – Unicredit entrata nelle fasi finali. Anche se dalla tribuna politica erano arrivate proteste per una presunta svendita di Mps sembra che il governo Draghi voglia fare il possibile per far ingoiare il boccone a Unicredit.
Al momento il Tesoro italiano è l’azionista di maggioranza con il circa 64%, acquisito nel 2017. L’obiettivo era ovviamente di risanare la banca per poi trovare un acquirente entro fine 2021. Purtroppo, gli sforzi dei governi – e dei contribuenti che hanno partecipato con i loro soldi alle numerose ricapitalizzazioni della banca – sono stati vani.
Anche se parte delle sofferenze sono state cedute, la situazione risulta sempre critica e probabilmente peggiorerà una volta finiti gli stimoli fiscali che tengono in vita aziende verso cui la banca è creditrice. Questo problema è risultato anche dagli stress test condotti dalle autorità bancarie europee ad inizio agosto. Nello scenario avverso Mps era la banca peggiore tra le 50 esaminate con un CET1 ratio che scende a -0.1% nel 2023, ovvero alla fine del periodo simulato. Il CET1 ratio è il rapporto tra il capitale ordinario delle banche e le sue attività ponderate per il rischio, in altre parole è il parametro principale per valutare la solidità di una banca.
Ovviamente, con queste prospettive, Mps risulta inevitabilmente poco appetibile agli investitori. È per questo che il governo sembra essere pronto a fornire, oltre ad accollarsi i 4,2 mld di euro di crediti deteriorati, garanzie su 15 mld di euro di crediti in ancora in bonis che però presentato problematicità. Oltre a ciò, lo stato attraverso Mediocredito Centrale dovrebbe tenersi gli sportelli bancari di Mps al sud Italia che non interessano ad Unicredit.
Certo non un prezzo basso da pagare per lo stato che però potrebbe una volta per tutte mettere fine al capitolo Mps.
E tu cosa ne pensi della questione?
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