Provate a immaginare di dover prevedere l’esito di un evento. Per esempio, immaginate di andare a vedere una partita di basket e di cercare di prevedere chi vincerà e per quanti punti. Una volta finito l’incontro, quante volte vi è capitato di dire “sapevo che sarebbe andata così” anche se in realtà la vostra previsione precedente era sbagliata?
Questo è un tipico esempio di hindsight bias, un bias cognitivo che coinvolge la memoria e consiste nella tendenza a sopravvalutare (retrospettivamente) la nostra capacità di previsione.
Questo fenomeno è molto diffuso e può riguardare vari domini, come la medicina, la politica, la scienza e si può trovare in tutte le fasce di età, anche se con caratteristiche diverse. Una peculiarità molto interessante è che, generalmente, le persone non sono consapevoli del bias, cioè del fatto che la conoscenza del risultato possa averli influenzati. I meccanismi che sono alla base di questo fenomeno possono essere causati da fattori cognitivi, metacognitivi e/o motivazionali.
Per esempio le persone potrebbero modificare inconsapevolmente il ricordo delle loro stime successive per apparire più brillanti e intelligenti. Oppure l’innata necessità di controllo delle persone le porta a vedere il mondo come ordinato e prevedibile.
Ma perché è così importante analizzare l’hindsight bias?
Questo fenomeno può avere diverse implicazioni pratiche che coinvolgono la vita reale e possono portare a diverse conseguenze negative. Roese e Vohs nel 2012 proposero che le principali conseguenze fossero un’errata attribuzione di una causa ad un risultato e la fiducia eccessiva in base alle proprie conoscenze o capacità. Le persone tendono a non imparare dagli errori, sopravvalutando le proprie conoscenze una volta conosciuto il risultato; infatti considerarsi più informati di quanto non si è, potrebbe portare in futuro a non approfondire e analizzare situazioni simili.
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