Autore: #LucariniRoberto
Con l’espressione Asset Management (AM) si suole intendere l’attività di gestione patrimoniale, posta in essere da un professionista. L’Asset Manager è responsabilizzato a raggiungere un determinato tasso di rendimento, dato il rischio a cui il cliente vuole sottostare.
Nel 2019, gli Asset Under Management (AUM) totali, a livello globale, hanno raggiunto €88,7 trilioni. Come riporta BCG, nell’ultimo anno, l’AUM è cresciuto del 15%. Il 2019 è stato un anno positivo, grazie alle performance estremamente buone del mercato ed ai flussi in entrata di cui i gestori hanno beneficiato. Gli investitori retail, che ammontano al 42% dell’AUM, sono cresciuti del 19%, mentre gli istituzionali del 13% circa; tale dato indica la maggiore fiducia dei singoli verso i gestori professionisti.
I fondi a gestione passiva mostrano la crescita maggiore, ad un tasso del 28%. Altresì, in rapida ascesa risultano anche i prodotti legati alla sostenibilità, guidati dal crescente interesse verso i fattori ESG, da una maggiore disponibilità dei dati ad essi relativi, così come dalle pressioni esercitate a livello governativo. Un esempio recente è la decisione di BlackRock, il maggiore Asset Manager sul mercato, di non investire più in settori e società che abbiano effetti dannosi sul clima e l’ambiente.
La riduzione dei margini che l’industria sta sperimentando da anni, derivante da una compressione delle commissioni e da un aumento dei costi di gestione, ha spinto gli operatori ad investire risorse crescenti nei cosiddetti asset alternativi, come Private Equity, Hedge Funds, asset reali (immobili, quadri, auto d’epoca). Essi rappresentano il 13% dell’AUM totale, ma i ricavi generati ammontano a circa la metà del totale.
A vostro avviso, la crescente fiducia negli Asset Manager professionisti è un fenomeno passeggero? Inoltre, la spinta dell’industria AM verso società ESG – Compliant può avere effetti benefici per l’ambiente?