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Dea Delli Paoli

Calendimaggio


Macchina da scrivere
Primo Maggio

1°maggio, 121° giorno del calendario gregoriano, 122° negli anni bisestili, 244 giorni alla fine dell’anno. Mai un dì qualunque.


Era il 1°maggio del 1886 e cadeva il 19° anniversario della legge che introduceva le 8 ore lavorative in Illinois. Quel giorno, quella legge, non estesa a tutto il territorio americano, scatenò uno dei più grandi scioperi generali a oltranza mai visti. La fabbrica di mietitrici McCormick ospitò nella sede di Chicago un corteo di 80mila operai sfruttati e sottopagati. Sparatorie e morti ne sancirono la tragedia e da allora, la Chicago repressa nel sangue operaio, è simbolo fertile di un socialismo giusto.


Nella Parigi del 1889, nel pieno della Seconda internazionale, tra socialisti e laburisti, il 1°maggio fu dichiarato il giorno della Festa internazionale dei Lavoratori, e molti Paesi ne seguirono l’eco.


In Italia, fu solo con il R.D.L. n.692/1923 che le ore lavorative vennero dichiarate legali, “per grazia di Dio e per volontà della Nazione”, nel limite di 8.


Era il 1°maggio 1891 quando si celebrava la prima Festa Dei Lavoratori Italiani, sebbene dal 1924, il 21 aprile, ne diverrà sostituto quale giorno del Natale di Roma.

Seppur vero che il 1°maggio rimase un simbolo rispolverato nel ’25 per il Manifesto degli intellettuali antifascisti, solo alla fine della guerra tornò in auge l’originaria data di Festa Nazionale.


Era il 1947, quando, al calendimaggio, la storia ricorda la strage di Portella Della Ginestra, dove migliaia di lavoratori del palermitano, riuniti per celebrare la ricorrenza, divennero vittime di una carneficina.


Si potrebbe dire che il lavoratore italiano è da sempre a sud dei diritti e a nord dell’unità, membro di un’Italia unita dalle discrepanze e dai CCNL non rinnovati. Fatto sta che dal 1°maggio 1990, a Roma, è tenuto un grande concerto, e che si tratti di una presa di coscienza o di un promemoria, la musica vuol confortare l’anima del lavoratore italiano, in purgatorio dal ’23, figlio di una Repubblica fondata sul lavoro.


Nelle famose 8 ore, tra sacro e profano, potremo mai, Noi, anime purganti, lavorare a tempo indeterminato, in salute e in malattia, senza che infortunio ci separi?

Chiedo per un amico.


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