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Contro le minacce geografiche, usa le risposte geografiche



Se cerchiassimo tutte quelle città che un domani potrebbero scomparire a causa dei cambiamenti climatici non sarebbe altrettanto difficile capirne quali saranno. L’urbanistica sostenibile, in uno scenario di significativi fenomeni, interviene nel prevenire e, a volte, ricucire, importanti disastri ambientali abbattuti in alcune parti del mondo.


Questo è il caso del Cile: nel 2010 la città di Constituciòn fu colpita da un terremoto di magnitudo 8,8 Mw e da uno tsunami che causarono ingenti danni ai residenti. Per tornare a vivere in sicurezza, il governo cileno commissionò la costruzione delle infrastrutture allo studio architettura Elemental S.A, gestito dall'architetto Alejandro Aravena.


Fin qui niente di importante direte; è prassi chiamare un famoso studio per cercare di ripristinare ciò che l’uomo ha perduto, ma la storia non finisce qui. L’importanza di Aravena non fu tanto nel rigenerare la città distrutta, quanto utilizzare una progettazione partecipata basata sulla cooperazione e sull’autocostruzione.


Il focus dell’intervento partì nell’analizzare la geografia del territorio. La città, situata in prossimità del mare, era una zona suscettibile a possibili fenomeni di questo tipo. Le soluzioni vagliate orientavano nella scelta, da un lato, di impedire l’abusivismo edilizio in prossimità della costa, mentre dall’altro di erigere un’infrastruttura in cemento che fosse stato in grado di tenere forza a tali entità.


Né l’una e ne l’altra sarebbero state tuttavia convenienti tanto per la popolazione quanto per governo cileno. Ma cosa succederebbe se, tra la città e il mare avessimo una foresta che non provi a resistere alla forza della natura ma che la dissipi producendo attrito? Ebbene, al posto del calcestruzzo fu una foresta ad essere stata inserita come barriera di protezione. Un’alternativa pensata a regalare alla popolazione la rigenerazione di uno spazio pubblico e democratico.


La sintesi è stata, dunque, la chiave della progettazione per rispondere al connubio tra il rispettare la natura dei cambiamenti climatici e il volere della popolazione. A volte è vero: più complesso è il problema e più grande sarà il bisogno di semplicità.




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