Autore: #DarioGiovannetti
Una diretta conseguenza del riscaldamento globale è l’aumento della temperatura dei mari, questo rende più probabili fenomeni atmosferici localizzati molto violenti in grado di scaricare in poche ore quantitativi di acqua corrispondenti a quelli di un intero inverno. Il nostro reticolo idrografico, soprattutto quello minore, si trova spesso impreparato a fronteggiare tali piogge; alluvioni lampo, come quella di Livorno del 10 settembre 2017, sono quindi sempre più frequenti.
Gli enti di competenza spesso tendono a risolvere i problemi solo dopo a eventuali esondazioni, correggendo il corso d’acqua nel punto ritenuto più critico, attraverso comuni interventi che prevedono l’asportazione completa della vegetazione e si servono di calcestruzzo e mezzi pesanti.
Una soluzione efficace, ecologicamente e economicamente più sostenibile, ma purtroppo poco praticata, è data dalla gestione della vegetazione ripariale lungo tutta l’asta fluviale. La vegetazione svolge ruoli di primaria importanza nel sistema fluviale: intercetta l’acqua piovana trattenendola nelle chiome e riduce la portata a valle, favorisce l’infiltrazione nelle falde, intrappola ramaglie e tronchi, pericolosi in caso di piena, crea habitat per la fauna acquatica.
Con la lotta a specie esotiche infestanti, l’asportazione di alberi morti o deperienti e il consolidamento delle sponde con opere di ingegneria naturalistica, si può arrivare a una gestione sostenibile e efficace che non si occupa solo del problema a valle, risultato della cattiva gestione a monte, ma curando il corso d’acqua nella sua interezza, prevenendo la comparsa di complicazioni sul naturale deflusso delle acque.
In un periodo in cui i cambiamenti climatici avanzano, sia necessario un cambio di tendenza verso una gestione più sostenibile del reticolo idrografico?
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