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Il circolo vizioso dell’acqua:


una pianta in un deserto con una goccia di rugiada su una foglia che racchiude il pianeta Terra
Il simbolo della carenza idrica

Se ci troviamo in una crisi idrica di questa portata è sicuramente colpa dei cambiamenti climatici, ma anche del fatto che a causa delle nostre abitudini abbiamo creato un vero e proprio circolo vizioso dal quale non usciremo facilmente, forse, vediamo perché: I dati ci dicono che col cambiamento climatico non stiamo assistendo a una diminuzione del quantitativo di pioggia caduta, ma a una diminuzione della sua frequenza, ovvero, piove più di rado, ma più abbondantemente. Fino a qualche decennio fa questo non era un grosso problema perché si riuscivano comunque a sostenere tutti i settori, anche quelli più avidi di acqua come l’agricoltura, gli allevamenti e il settore tessile. Oltre alla normale distribuzione ci sono anche degli invasi che garantivano una scorta di emergenza tale da non far percepire nessun pericolo. Ma è ancora così?


In realtà non proprio. L’Italia riesce a intercettare le precipitazioni piovose solo per il 5-10%, e gli invasi quest’anno sono stati già utilizzati per circa il 30%, per fronteggiare la crisi idrica, e la secca dei più grandi fiumi italiani come il Po e l’Adige ne è la prova. Le risaie saranno in emergenza anche il prossimo anno e alcune già stanno pensando di chiudere l’attività. A settembre, ovvero la fine dell’attività irrigua, gli invasi avranno ridotto la loro portata in media del 50-70%, rischiando di non ritornare colmi durante l’inverno per essere pronti alla prossima stagione. Oltre questo, va detto anche che anche le soluzioni “Plant-Based” che sempre più spesso si paventano per affrontare i cambiamenti climatici, sono in realtà avide di acqua. Se fino ad ora nel pensiero comune era instillato il fatto che gli alberi non necessitassero di irrigazione (In ogni caso falso) ad oggi, con il deperimento di gran parte dei nuovi impianti ad appena 2-3 anni dalla messa a dimora, a causa della mancanza d’acqua, i comuni si chiedono come trovare una soluzione ad un problema non facilmente risolvibile, perché oramai è un dato oggettivo, la distribuzione e gli stoccaggi idrici vanno ripensati, poiché non più sufficienti.


Alcune soluzioni potrebbero esserci, ad un costo e con dei tempi tutto sommato modici: sappiamo benissimo quanta acqua si spreca a livello domestico, e anche se è solo il 10% del totale, è comunque la cosa più semplice da cui iniziare. Oltre alle classiche raccomandazioni di tenere chiusi i rubinetti, fare la doccia invece del bagno ecc... potrebbe essere una valida idea incentivare le famiglie a installare delle cisterne di raccolta che stiverebbero a livello nazionale centinaia di migliaia di m3 di acqua che altrimenti finirebbero in fognatura. Portando un esempio semplice, installando una cisterna a Firenze, dove piovono circa 800 mm d’acqua all’anno, prendendo una porzione di tetto di 5 m2, in un anno si potrebbero potenzialmente raccogliere circa 4000 l, da utilizzare per annaffiare, oppure da collegare agli sciacquoni di casa. Una soluzione del genere è sicuramente più economica e veloce rispetto alla creazione di grandi invasi nazionali, che comunque andranno aumentati di numero. Altra possibile soluzione potrebbero essere i laghetti artificiali ad uso agricolo, quindi una raccolta interrata di acqua piovana che avrebbe anche il vantaggio di aumentare la biodiversità locale, tramite la crescita di piante ripariali, oltre ad essere un habitat e un rifugio per la fauna selvatica, sempre più a rischio a causa delle ondate di calore.


E voi? Sareste disposti a mettere una cisterna a casa vostra? Avete altre soluzioni? Scrivetelo nei commenti!

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